I “nomi eccellenti” vicini alla mala. In 16 rinviati a giudizio

Le indagini dei carabinieri del Raggruppamento operativo speciale scoperchiano un giro di funzionari di polizia, commercialisti e ufficiali in contatto con il gioielliere amico di Felice Maniero

MESTRE. È finalmente approdata davanti ad un giudice, il veneziano Massimo Vicinanza, l’indagine che i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale di Padova hanno compiuto nel 2008 tra Venezia e Mestre. Per mesi hanno ascoltato telefonate e colloqui che hanno messo in luce «la contiguità di uno degli indagati con personaggi, anche di rilievo, dell’apparato giudiziario ed istituzionale». «Tali contatti», prosegue l’informativa dei militari del Ros all’autorità giudiziaria, «sono mantenuti per accattivarsi soggetti potenzialmente utili al sodalizio criminale».

Ieri, il magistrato ha rinviato a giudizio sedici persone, tra i quali ci sono noti pregiudicati veneziani e mestrini, ecco i loro nomi: il giudecchino Giampolo Bordin, il tunisino Ben Tahar Boukraya Makram, il veneziano Denny Busetto, il muranese Paolo Cattarin, la giudecchina Valentina Cosma, il mestrino Fabio Gallinaro, il boss sandonatese Silvano Maritan, il veneziano Marco Marzi, i napoletani Antonio Maziotti e Domenico Toscano, il mestrino Giovanni Roberto Paggiarin, il giudecchino Vincenzo Pipino, i sandonatesi Gianfranco Traverso e Michele Trevisan, il giudecchino Angelo Zancarello.

È ascoltando le telefonate di Gaetano Solla, gioielliere mestrino e un tempo uomo molto vicino a Felice Maniero tanto da essere stato condannato nel processo per la banda della Riviera del Brenta, che i carabinieri scoprono i suoi contatti «altolocati». Il «pentito» Paolo Tenderini così dipingeva la figura di Solla. «E’ sempre stata nel nostro ambiente molto significativa proprio per i suoi frequenti ed estesi contatti con molti rappresentanti delle forze dell’ordine, polizia, carabinieri e guardie di finanza...era quaindi abbastanbza facile per Solla mantenere un elevato livello informativo captando con intelligenza e capillarità ogni possibile notizia, magari fornita in buona fede».

Sono state intercettate telefonate tra Solla e il vicequestore Maurizio Ferrara, un tempo al Commissariato di Mestre e dopo una condanna per un’altra vicenda processuale trasferito in Friuli. Rapporti e contatti il gioielliere mestrino li avrebbe mantenuti con almeno quattro poliziotti in servizio alla Squadra mobile a ai Commissariati di Mestre e Marghera. Ad un poliziotto in servizio a Bari e in vacanza in Costa Smeralda avrebbe prenotato e pagato la cena in un ristorante e l’entrata al Billionaire di Flavio Briatore.

E Solla incontra spesso pure il vicequestore Lucia Ziliotto, all’epoca a capo della Polizia giudiziaria presso la Procura, ««meri incontri conviviali che l’indagato non perdeva occasione di vantarsene con amici e coindagati» scrivono i militari del Ros.

Dal ristorante la Vivandiera, Solla al telefono racconta di essere a cena con il «vicequestore, il conte, il colonnello, Monica Fortuna e Prandin». Si tratta della figlia dell’allora procuratore generale Ennio e del marito commercialista, con cui Solla sostiene di aver passato anche la Pasqua nella loro casa, mangiando il capretto.

Al centro dell’indagine è finita la guerra per la gestione di un night di Favaro, di cui devono rispondere Maritan, Paggiarin, Traverso e Trevisan per estorsione davanti al Tribunale il 13 gennaio prossimo. Le contestazioni, poi riguardano, il traffico di cocaina e le truffe attraverso carte di credito clonate, il processo per i quali si farà il 17 gennaio.

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