I monaci buddisti al Padiglione Tibet in tour per la pace
VENEZIA. Una cerimonia antica e suggestiva, tramandata nei secoli e ancora oggi praticata. È la realizzazione del mandala, fatto dai monaci buddhisti con la polvere di marmo.
Si concluderà il 20 giugno, giorno della Notte Bianca, il mandala che già dal 17 mattina i monaci buddisti inizieranno a realizzare nel Padiglione Tibet, nella chiesa sconsacrata di Santa Marta, diventata Santa Marta Congressi Spazio Porto.
I monaci sono in Italia perché stanno compiendo un vero e proprio pellegrinaggio in tutta Europa, con l’obiettivo di portare un messaggio di pace e ricordare il Tibet.
Il “Tour della Compassione e dell’Armonia”, com’è stato chiamato, è partito infatti dal Monastero di Sera Jey a Bylakuppe, in India. In origine il monastero si trovava in Tibet, ma venne distrutto durante l’occupazione cinese del 1970 e ristabilito poi in esilio nel sito attuale in India.
In ogni luogo dove fanno tappa, i monaci con pazienza realizzano un grande mandala, simbolo del percorso che l’anima del fedele intraprende per raggiungere l'illuminazione. L’iniziativa è parte di un progetto più ampio, partito nel 2010 e ancora oggi curato dall’artista Ruggero Maggi.
In occasione della Biennale di Venezia, sono infatti previsti all’interno del Padiglione Tibet, incontri e conferenze per approfondire il buddhismo. Per realizzare l’opera i monaci usano polvere di marmo colorata e costruiscono raffigurazioni geometriche.
«I granelli di polvere», spiega Maggi, «simboleggiano i semi spirituali. Proprio perché il buddhismo insegna che tutto passa e nulla permane, alla fine della faticosa realizzazione, l’opera verrà distrutta e la polvere gettata nell'acqua».
Il 20 si inizia alle 18 con la performance musicale di Costantino Rizzuti, basata su particolari vibrazioni ricavate dalla manipolazioni di suoni. Si prosegue poi con la recitazione di «Chi siete voi?» della premiata attrice Doriana Vovola con musiche di Michele Mele.
Infine, i monaci daranno vita al rituale del mandala, eseguito nello stile tradizionale tibetano, cantato con differente tono ritmico e accompagnato da strumenti musicali sacri come la campana, il dorje (una sorta di scettro), i cimbali (coppie di piccoli piatti uniti da un cordoncino in cuoio), i damaru (tamburi) e le gyaling (trombe), strumenti rari da sentire.
Il momento più emozionante sarà quello della dispersione, quando la polvere verrà gettata in aria e poi dispersa nell’acqua, a indicare che nulla permane e che le emozioni sono stati d’animo passeggeri.
Il tour fa parte degli eventi previsti nel corso dell’Anno del Dalai Lama, iniziato il 19 febbraio scorso che si concluderà l’8 febbraio 2016. Tenzin Gyatso, massima autorità religiosa del popolo tibetano, insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1989, il 6 luglio compirà 80 anni. Per festeggiare questo avvenimento sono previsti incontri legati all’arte, alla cultura e alle tradizioni tibetane. Orari di vista da martedì a domenica, dalle 11 alle 19.
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