«I migranti? Nei seminari». Scintille tra Zaia e i cattolici

Il governatore ribatte alle critiche sull’accoglienza: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra, non mi risulta che i palazzi delle diocesi siano zeppi di profughi»
gian paolo perona-perona- inaugurazione della galleria del col cavalier
gian paolo perona-perona- inaugurazione della galleria del col cavalier

VENEZIA. Punture di spillo, anzi di spillone, tra l’episcopato veneto e Luca Zaia. Divisi, manco a dirlo, sul tema urticante dell’accoglienza a profughi e migranti. In una lettera aperta ai fedeli, i vescovi Gianfranco Agostino Gardin (Treviso) e Corrado Pizziolo (Vittorio Veneto) hanno richiamato i cristiani al dovere della carità, stigmatizzando le «scelte improvvide» dettate da un’«ideologia politica che impedisce di cogliere la dimensione del dramma umano» di chi fugge da guerra e carestia.

Trasparente l’allusione alla rivolta di Quinto - dove un centinaio di immigrati africani è stato allontanato da un condominio a furor di popolo, con Zaia in prima linea nella protesta, culminatata nella rimozione punitiva del prefetto - e ancor più la critica alla linea dura adottata dalla Lega salviniana. Una sortita che il presidente della giunta regionale Luca Zaia non ha lasciato passare sotto silenzio: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra», la sua replica «i vescovi, che rispetto in quanto cattolico, io li capisco perché il Vangelo predica la compassione, la solidarietà, l'aiutare chi è in difficoltà; ma i cittadini veneti hanno capito che molti di questi che noi aiutiamo come profughi non sono affatto in difficoltà; due su tre, infatti, non sono profughi. La nostra gente, inoltre, si chiede: i vescovi hanno dato tutto quello che potevano dare? I seminari sono tutti pieni di immigrati e di profughi? Gli altri edifici a disposizione delle diocesi sono diventati inutilizzabili perché gremiti di disperati? A me proprio non risulta».

Non è la prima scintilla tra Zaia e i vertici ecclesiali. Due settimane fa, una sua battuta polemica («Stanno africanizzando il Veneto») suscitò la censura dell’Avvenire: «Faccia l’amministratore, non il capopolo che sobilla gli animi», le parole del quotidiano della Conferenza episcopale. Un attacco al quale Zaia ribatté definendo il giornale «disinformato sui fatti reali» e rivendicando un sostegno silenzioso ma convinto in ambito ecclesiale: «So che molti vescovi la pensano come me».

Di parere diverso il sindaco dem di Treviso, Giovanni Manildo, convinto che il governatore si limiti a «rimpallare i problemi, quasi che la questione immigrazione non riguardasse la Regione». L’emergenza profughi resta in cima all’agenda politica. Oggi, a Eraclea Mare (dove è in corso una dura protesta contro l’insdediamento di immigrati stranieri in un residence) i dirigenti regionali del Pd - il segretario Roger De Menech in primis - illustreranno le loro proposte in materia. Analoga iniziativa, lunedì a Palazzo Ferro-Fini, è annunciata da Fratelli d’Italia, con la leader nazionale Giorgia Meloni e Sergio Berlato; e il giorno successivo il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia farà il punto della situazione con l’ufficio di presidenza e i capigruppo del Consiglio regionale.

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