«I mancati canoni di Sifa non finiranno in bolletta»
Non c'è nessun pericolo di ritrovarsi nella bolletta di Veritas il "buco" milionario di Sifa, il consorzio che gestisce in concessione della Regione Veneto il progetto integrato di Fusina (Pif) dove si depurano le acque civili e industriali.
Lo assicura Andrea Razzini, direttore generale di Veritas spa, spiegando che esistono norme molto precise per il calcolo delle bollette e specifiche autorità delegate al controllo delle tariffe a carico dei cittadini per servizi di utilità pubblica, come la raccolta, la depurazione delle acque di fogna negli impianti di Fusina e nella Cassa di Colmata A per la fitodepurazione, prima dello scarico finale in mare con il tubo da sedici chilometri, dei quali otto passano sotto la laguna e i restanti in mare.
«Non c'è stato e non ci sarà nessun aumento delle nostre tariffe che continueranno comprendere solo la gestione di fognature e depurazione civile e lo scarico a mare _ spiega Andrea Razzini _ e se qualcuno ha pensato e provato a scaricare sulla collettività i costi del project financing per il Pif di Fusina, si è dovuto ricredere perchè le stesse autorità preposte ad autorizzare gli aumenti in bolletta hanno detto chiaramente di no». In effetti un tentativo c'era stato, due anni fa alla vigilia degli arresti per la tangentopoli del Mose dell'ex governatore Giancarlo Galan e del suo potente assessore ai Lavori Pubblici e alla Legge Speciale, Renato Chisso. Era stato quest'ultimo, attraverso un alto dirigente dell'assessorato a ipotizzare un ulteriore balzello nella bolletta di Veritas per recuperare i mancati introiti del project financing del Pif attraverso un terzo atto integrativo che avrebbe così permesso di recuperare il "buco" di circa 350 milioni creatosi nel bilancio della Sifa, la concessionaria della Regione per il piano di prevenzione dell'inquinamento del bacino idrologico scolante in laguna. Il consorzio Sifa è controllato dal gruppo Mantovani (47 %) che sei anni fa ha goduto anche della cessione di una parte (12%) delle azioni sino ad allora in mano alla Regione attraverso la controllata Veneto Acque spa. Dentro il consorzio Sifa c'è anche Veritas spa con una quota del 30 %, Veneto Acque con poco più dell'8 % e altri piccoli soci conquiste dell'1 %. Sifa è stata creata più di 15 anni orsono dall'allora governatore Giancarlo Galan, il direttore del ministero dell'Ambiente Mascazzini e l'allora amministratore delegato del gruppo Mantovani, Piergiorgio Baita, l'accordo di programma e il project financing prevedeva per Sifa, in cambio dell'investimento di 200 milioni di euro per la costruzione dell'impianto integrato di Fusina, l'entrata dei canoni annui, per un totale di 9 milioni per tutti i 30 anni di durata della concessione regionale, per un totale di 350 milioni circa. Ma il pagamento dei canoni previsti si sono ridotti di molto per il mancato apporto di acque da depurare dovuto alla chiusura di molte industrie del petrolchimico e alla mancato completamento della muraglia di marginamento della laguna con la relativa canaletta di drenaggio delle acque contaminate da inviare a Fusina. Così la Regione Veneto predispose, 3 anni fa, una terza proposta di integrazione del Pif che ipotizzava anche un aumento della tariffa in bolletta proprio per recuperare i mancati introiti dei canoni di depurazione delle acque di scarico civili e industriali. Ma l'aumento delle tariffe a questo scopo è stato bocciato sia dalla “Autorità nazionale per energia, gas e risorse idriche “, sia dall’Autorità d'Ambito Territoriale Ottimale (Ato) della Laguna di Venezia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia