I lancioni e il nodo moto ondoso in laguna: la Norwegian diventa un caso nazionale

I gran turismo da Punta Sabbioni, oltre a quelli carichi di crocieristi. Pellicani (Pd) al ministro delle Infrastrutture: «Insostenibile»

Eugenio Pendolini
Lancioni in manovra tra riva Sette Martiri e riva degli Schiavoni
Lancioni in manovra tra riva Sette Martiri e riva degli Schiavoni

VENEZIA. Futuro del porto e flussi turistici, ma non solo. Dietro l’arrivo della Norwegian Gem di sabato scorso, con i 1300 passeggeri fatti salire a bordo a tre miglia dalla bocca di Lido e sbarcati in riva Sette Martiri, c’è un altro aspetto da tenere in considerazione: il moto ondoso e la salvaguardia della laguna. Il servizio di navetta dalla nave da crociera alla città è stato infatti garantito da gran turismo abilitati alla navigazione entro le tre miglia marine, con una capacità di carico di circa 150 passeggeri per volta. Per raggiungere riva Sette Martiri hanno attraversato un tratto di laguna, quello tra il forte Sant’Andrea e tra Sant’Elena e il Lido, dove in alcune giornate il moto ondoso mette a rischio tutte le imbarcazioni minori. Chiedere ai proprietari. E così ora la preoccupazione in prospettiva, sottolineata anche da Ambiente Venezia nei giorni scorsi, è che ai lancioni già provenienti da Punta Sabbioni si possano aggiungere anche quelli con i crocieristi mordi e fuggi provenienti dalle navi in rada al largo del Lido.

È anche per questo motivo che il caso della Norwegian è finito ora in Parlamento. Alla Camera dei Deputati, il deputato Nicola Pellicani (Pd) ha depositato un’interrogazione a risposta scritta indirizzata al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile. «Si tratta una soluzione per le crociere che a tutti gli effetti bypassa i limiti imposti con il decreto-legge 103 del 2021», scrive Pellicani. Il riferimento è al provvedimento che ha rivoluzionato la crocieristica a Venezia, spostando dalla Marittima, e quindi da San Marco e dal canale della Giudecca, le navi superiori a 25 mila tonnellate. «Lo sbarco per sole poche ore di miglia di turisti, alimentando il turismo “mordi e fuggi”, non è il modello di turismo sostenibile per Venezia da perseguire», aggiunge Pellicani. Senza contare che la novità rappresentata dalla Norwegian Gem riscrive anche il ruolo del porto di Venezia, che da scalo di arrivo e partenza delle grandi navi, potrebbe così in futuro diventare porto di transito. Senza cioè la necessità dei servizi fino ad oggi impiegati sulle grandi navi in arrivo (dai check-in ai trasporti fino alle operazioni legate ai bagagli). Con tutte le conseguenze annesse sul mondo del lavoro. «Questa modalità di sbarco», si chiede poi Pellicani, «se utilizzata ordinariamente da tutte le navi da crociera in transito, è idonea a tutelare il sistema lagunare veneziano, in ragione anche di un potenziale aumento del moto ondoso causato dal traffico delle navette?».

Di caso isolato, riferendosi all’arrivo di sabato scorso, aveva parlato anche l’assessore al turismo Simone Venturini. Ma è un fatto che le autorizzazioni concesse dalla Capitaneria di Porto al colosso norvegese, benché dopo un iter complicato durato mesi e mesi, potrebbe ingolosire altre compagnie che in effetti - assicurano gli addetti ai lavori - hanno mostrato interesse dopo l’esperimento portato a termine dalla Norwegian Gem. Esperimento che, come ha assicurato Assoagenti Veneto, ha avuto «esito positivo».

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