I giudice nega il patteggiamento al prof di musica accusato di pedofilia
VENEIZA. Il giudice per le udienze preliminari David Calabria ha negato il patteggiamento al professore di musica sessantenne accusato di atti di pedofilia da tre suoi ex allievi, all’epoca dei fatti di soli 12 e 14 anni: il gup ha, infatti, ritenuto troppo pochi i due anni di reclusione frutto dell’accordo raggiunto tra la pubblico ministero Lucia D’Alessandro e gli avvocati difensori Zaffalon e Pozzan. Per il giudice, dev’essere il Tribunale a processare il docente e decidere se sia colpevole o innocente. Il fascicolo passa, quindi, ora a un collega, per l’udienza preliminare di rinvio a giudizio.
«Siamo soddisfatti di questa decisione del giudice: era l’unica strada», commenta l’avvocato Marco Zanchi, che con il collega Andrea Borella rappresenta le famiglie dei tre giovanissimi, che hanno denunciato di essere stati molestati dal loro docente di musica, che li avrebbe più volte toccati nelle parti intime. «Dopo la denuncia, due anni fa, le famiglie non avevano saputo più nulla. Quando abbiamo avuto notizia del patteggiamento, ci siamo subito opposti: i genitori del ragazzo che assisto hanno anche scritto una lettera al giudice, indignati dal rischio che tutto si risolvesse con una pena di 2 anni patteggiata e sospesa. I segni psicologici di quanto accaduto sono ancora molto forti nel ragazzo».
Al centro dell’inchiesta tre episodi qualificati come violenza sessuale. A denunciarli i genitori di tre ragazzini tra i 12 e i 14 anni della scuola media della terraferma dove il docente insegnava e ha continuato ad insegnare. I fatti risalgono all’anno scolastico 2011-2012 e a compiere le indagini è stata la polizia: il sospetto è che altri episodi non siano stati denunciati dalle famiglie.
Da parte sua - ha replicato ieri l’avvocato Elio Zaffalon - il docente «respinge ogni responsabilità penale per atti sessuali», «evidenziando le distorsioni psicologiche che hanno motivato l’accusa dei tre minorenne e le gravi contraddizioni delle loro deposizioni, a fronte di altri minori da cui risulta un quadro completamente diverse».
Il professore di musica sostiene di aver appoggiato le mani sull’addome e le spalle dei ragazzi per insegnare loro la respirazione, il rilassamento, la postura per suonare il tamburo. Il patteggiamento - ha sostenuto - era una strada per evitare di dover far fronte alle rilevanti spese di un giudizio ordinario e «perché la sua accentuata ipersensibilità non gli consente di tollerare né l’ansia per il processo (che gli ha causato insonnia e depressione) né l’angoscia per l’inevitabile gogna mediatica, in ordine agli effetti sulla sua bimba di 11 anni e sul padre anziano e cardiopatico».
Motivazioni che non hanno fatto presa sul giudice Calabria: niente patteggiamento.
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