I gestori sono morosi chiusa la discoteca Prince

CHIOGGIA. Sembra una “maledizione” ma la città che, negli anni Ottanta, aveva reso famoso lo Shaker, non riesce a “mantenere” una discoteca. L’ultimo tentativo, in ordine di tempo, è stato il “Prince”...
Di Diego Degan

CHIOGGIA. Sembra una “maledizione” ma la città che, negli anni Ottanta, aveva reso famoso lo Shaker, non riesce a “mantenere” una discoteca. L’ultimo tentativo, in ordine di tempo, è stato il “Prince”, allestito in quella che, originariamente, doveva essere una torre di controllo, nell’area portuale di Val Da Rio.

Lunedì il locale (bar, pub, ristorante, pizzeria, discoteca) ha chiuso i battenti per morosità. L’ufficiale giudiziario, inviato dal proprietario dello stabile, l’Azienda speciale per il porto (Aspo), ha cambiato le serrature ed estromesso i gestori che, da un paio d’anni, avevano preso il posto di un preesistente ristorante, anch’esso penalizzato dai problemi finanziari. Una storia, dunque, che si ripete. Quest’ultima gestione ha ceduto sotto il peso del canone di locazione (sull’ordine dei settemila euro mensili) e, forse, anche delle sanzioni accumulate per alcune irregolarità.

I controlli della polizia locale e del commissariato (l’ultimo un paio di settimane fa) anche su segnalazione di alcuni genitori, avevano evidenziato la distribuzione di alcolici a minorenni e il superamento, con una punta fino al doppio, della capienza consentita, che è di 225 persone.

Una situazione che, in caso di incendio, può essere pericolosissima e che, anche per questo, comporta sanzioni pecuniarie pesanti. Ma le potenzialità commerciali del locale, circa mille metri quadri, sono notevoli. In passato era stato destinato a mensa per i lavoratori portuali che, però, via via, nel tempo, sono diminuiti di numero.

La distanza dal centro storico rende la struttura poco fruibile dal punto di vista della ristorazione anche turistica, ma la favorisce come locale di musica e intrattenimento, perché, in parole povere, non disturba nessuno. Ed è questo il motivo per cui, anche se il bando, pubblicato sul finire del 2014 dall’Aspo, parlava di un pubblico esercizio di somministrazione, gli ultimi gestori vi hanno affiancato la licenza (con tanto di investimenti in lavori, attrezzature e materiali) per fare anche discoteca.

Poco a poco il locale ha preso quota, anche per una obiettiva mancanza di sale da ballo in città, e i clienti non mancavano. Specialmente quelli giovani e amanti della musica.

Tuttavia raggiungere il giusto equilibrio tra costi e ricavi non è sempre facile di questi tempi e i costi fissi, da una parte, e gli “imprevisti” dall’altra, hanno azzoppato la gestione, al punto da indurre l’Aspo a ricorrere a mezzi estremi. Ma non è detta l’ultima parola: se le parti riusciranno a trovare un accordo, il Prince potrebbe rinascere. Le trattative sono in corso.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia