I fondali si alzano, il porto a rischio
CHIOGGIA. Porto a rischio collasso. La Capitaneria ha certificato un’ulteriore riduzione dei fondali (che passano da 7 a 6.5 metri e in alcune banchine anche meno), in seguito ai rilievi batimetrici, escludendo così la possibilità che entrino nello scalo le navi più grosse.
L’effetto già si vede sull’annullamento di alcune commesse e sulla conseguente riduzione del lavoro. Il sindaco Giuseppe Casson ieri ha scritto al ministro delle Infrastrutture per chiedere l’immediato escavo dei canali per tornare a un pescaggio “normale”. Ma non solo. Sul porto pende anche un secondo impedimento. A seguito di un intervento di sistemazione di un cassone del Mose, la Capitaneria ha predisposto che tutte i mercantili, in ingresso e in uscita, debbano utilizzare i rimorchiatori, con un costo che va ad aggiungersi a tutti gli altri. Due condizioni che, sommate, spingono le aziende a scegliere scali vicini. «Il porto rappresenta uno dei pilastri dell’economia chioggiotta», scrive Casson al ministro Delrio, «su Val da Rio la dimensione pubblica ha investito ingenti risorse, ma mancando i necessari interventi di escavo non è stata di fatto garantita quell’operatività corrispondente alle opere realizzate col rischio di rendere vani i finanziamenti pubblici. La Capitaneria, dopo i rilievi commissionati da Aspo e validati dal Provveditore per le opere pubbliche, ha disposto un’ulteriore limitazione per l’accesso. La decisione, che non si può contestare per gli evidenti profili di sicurezza della navigazione, ha subito comportato un rilevante danno per le attività portuali». Approdi già programmati sono stati annullati e sulla pianificazione futura pesa l’assoluta incertezza. Una seconda ordinanza obbliga poi all’utilizzo dei rimorchiatori, gravando di nuovi costi le aziende locali. «Non possiamo restare a guardare», spiega Casson, «ne va della stessa sopravvivenza del porto. Serve un intervento urgente per adeguare i fondali e garantire la piena operatività dello scalo anche nell’ottica di uno sviluppo del traffico fluvio-marittimo che è caratteristica peculiare del nostro scalo. Ritengo anche immancabile che i costi di utilizzo dei rimorchiatori vengono sopportati dal Consorzio Venezia Nuova che ne ha causato la necessità o comunque che non gravino sulle attività del porto, determinando una “fuga senza ritorno” delle navi che finora hanno scelto Chioggia e inibendo nuovi possibili arrivi». Elisabetta Boscolo Anzoletti
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