I filippini pregano per i parenti Scatta subito la raccolta di fondi

La devastazione dell’uragano: appello di padre Luigi Ramazzotti ai veneziani per dare una mano «Non occorrono cifre importanti, bastano anche pochi euro per il riso e la costruzione di case»
Filipino children carry their belongings during a heavy downpour walk past rubble of housesin the super typhoon devastated city of Tacloban, Leyte province, Philippines 10 November 2013. ANSA/DENNIS M. SABANGAN
Filipino children carry their belongings during a heavy downpour walk past rubble of housesin the super typhoon devastated city of Tacloban, Leyte province, Philippines 10 November 2013. ANSA/DENNIS M. SABANGAN

Sono tanti, sono riuniti nella chiesa della Fava per partecipare alla messa delle 17 per pregare per i loro cari, la maggior parte non è ancora riuscita a mettersi in contatto con i parenti che sono nelle Filippine perché le comunicazioni sono interrotte e ci sono ancora villaggi interi isolati nella zona di Tacoblan, l’area più colpita dall’uragano che ha spazzato le isole dell’Oceano Pacifico. «Ho cercato di parlare con mia sorella», racconta Norma, una giovane filippina da alcuni mesi a Venezia, «ma niente da fare, è impossibile sia con il telefono che con internet». In centro storico sono più di 500, ma la comunità filippina è più numerosa se si contano anche coloro che risiedono a Mestre e a Marghera, sono almeno 1700 e si stanno mobilitando per mandare aiuti ai parenti, ai loro connazionali.

A coordinare tutto è il padre redentorista Luigi Ramazzotti: «Raccogliamo fondi, sono più facili da trasferire, abbiamo visto in altre occasioni che spedire materiale è molto costoso, invece bastano anche mille euro, come è accaduto due anni fa per una catastrofe simile a quella di questi giorni: con quella cifra siamo riusciti ad aiutare cento famiglie, la maggior parte delle quali hanno numerosi figli».

Proprio a Tacoblan esiste un convento dei padri redentoristi, così da Venezia arrivano direttamente là i soldi: «Vengono poi distribuiti alle varie parrocchie che a loro volta acquistano un kit per costruire una casa, naturalmente non sono come le nostre, sono più semplici e non sono in muratura, e sacchi da 50 chili di riso e li distribuiscono alle famiglie. Il riso è fondamentale nelle Filippine, è la base dell’alimentazione, inoltre l’importante è avere un tetto sopra la testa e con quel kit riescono a costruire una casa velocemente». Padre Luigi sostiene che i morti sono molti di più di diecimila ormai, ma il problema principale è quello di aiutare i bambini, che sono tanti.

«Lancio un appello ai veneziani perché aiutino questa gente», afferma il sacerdote, «quella filippina è la comunità di immigrati più antica a Venezia, i primi sono arrivati alla fine degli anni Settanta, sono lavoratori e molto religiosi. Non occorrono cifre importanti, basta anche qualche decina di euro per metterne assieme alcune migliaia, due anni fa», ricorda, «con mille euro ne abbiamo aiutati tanti attraverso le parrocchie». Poi ricorda che ieri anche papa Francesco ha pregato per i filippini e ha lanciato un appello per gli aiuti. I soldi vanno consegnati alla chiesa della Fava.

Giorgio Cecchetti

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