I fenicotteri rosa invadono la laguna «Sono una risorsa»
Il colpo d’occhio è spettacolare. Chi in questi giorni ha fatto un giro in barca fuori porta, con un po’ di fortuna ha potuto avvistare i fenicotteri rosa. Impossibile non riconoscerli mentre si specchiano nelle calme acque lagunari come ballerini in posa. Tra i luoghi più gettonati, dove è possibile vederli nove volte su dieci tra aprile e maggio, la laguna Sud in zona Giare di Mira, dietro le casse di colmata. «Il fenicottero», spiega l’ornitologo Alessandro Sartori, «è un uccello anomalo, perché è nomade. Leggendo gli anelli, ti rendi conto che sei incappato in un gruppo di Comacchio, ma magari quindici giorni dopo trovi solo fenicotteri spagnoli o tunisini». Prosegue Sartori, che almeno due volte a settimana esce in laguna e li monitora: «In questo periodo vanno a mangiare dietro le casse di colmata, in zona Giare, ma si trovano sempre anche a Lio Piccolo, nelle valli, dove a volte si vedono anche lungo la strada». Prosegue: «Cercano il clima mite, come quello dei nostri ultimi inverni, e a volte con la nebbia, capita anche che si perdano e magari si possa avvistare un fenicottero in spiaggia piuttosto che in città».
Nessun soprannome. «Il fatto che sia un uccello relativamente sconosciuto e arrivato di recente qui da noi, si nota subito perché il fenicottero non ha un doppio nome. Non c’è un appellativo dialettale come per tutte le altre specie veneziane quanto meno di adozione. La beccaccia di mare, negli anni sparita e poi tornata, è soprannominata caenasso, il fenicottero, è solo lui».
Numeri. «I primi avvistamenti di soggetti singoli», chiarisce, «si sono verificati dall’anno 2000 in poi, da allora sono stati sempre più regolari. Nel 2008 la prima nidificazione in laguna Nord, finita male a causa del maltempo che uccise molti pulcini. Nel 2013, invece, la grande nidificazione, con addirittura 2mila pulcini nati in valle Paleazza». Stando ai dati del censimento in capo alla Città metropolitana, se fino al 2006 la specie era pressoché sconosciuta, negli anni successivi c’è stato un incremento esponenziale». Nel 2012 erano 1038, due anni dopo tre volte tanti. 6.494 ne sono stati contati nel 2014, 6806 nel 2015, ben 7173 nel 2016. Crescono, attenzione, come specie svernante, non più come nidificante.
Vallicoltori. «Potrebbero essere un volano enorme per il turismo e una risorsa importantissima», prosegue, «ma sono invisi ai vallicoltori». Perché si nutrono del mangime. «Il Camarghe con i fenicotteri ha fatto la sua fortuna, ma non ha Venezia sullo sfondo, servirebbe un progetto mirato». I fenicotteri che ammiriamo in laguna provengono dalla Francia, dal Delta del Po’, Toscana, Sardegna, Algeria e Turchia.
Non disturbare grazie. «Come sono arrivati, se ne possono andare. Per questo è bene non disturbarli, mentre spesso le barche si avvicinano per scattare foto e li fanno scappare».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia