I familiari del padre violento «Scarceratelo, lui mantiene tutti»

Aveva mandato all’ospedale moglie e figli che però poi hanno ritirato la querela per timore I carabinieri hanno ricostruito una realtà spaventosa di continue angherie. Lui in lacrime

MIRA. Ha negato tutto, anche quello che non poteva negare, perché confermato dai referti medici, dalla denuncia della moglie (anche se poi l’ha poi ritirata) e dai racconti del figlio maggiore, che come la madre ha subito le botte e le violenze del padre, prima di andarsene da casa. Ma lui - un 53enne tunisino da anni residente in Riviera del Brenta, quattro figli - ieri davanti al giudice per le indagini preliminari Massimo Vicinanza, che ne ha firmato l’ordine di custodia cautelare in carcere per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate, ha negato tutto. Si è messo a piangere. Ha detto di non aver mai picchiato nessuno in famiglia, ritrattando anche le dichiarazioni della prima ora in relazione allo scoppio di violenza del 26 dicembre, che ha portato la moglie e figlio più grande prima al Pronto soccorso e poi a firmare la denuncia davanti ai carabinieri di Mira. Investigatori che da lì sono partititi per un’indagine che è risalita indietro negli anni, raccogliendo dichiarazioni dei vicini e referti medici, ricostruendo un quadro di violenza domestica e oppressione durato (secondo le accuse della Procura) dieci anni: «Se chiami i carabinieri ti ammazzo», le minacce che seguivano le botte.

Così, carte alla mano, il pubblico ministero Giorgio Gava aveva chiesto l’arresto del padre-padrone violento e il gip Vicinanza l’ha disposto.

Ma ieri - nel corso dell’interrogatorio di garanzia, difeso dall’avvocato Giuseppe Vio - l’uomo ha scelto la linea del negare tutto, anche l’evidenza dell’esplosione di violenza di quel giorno di dicembre, ritrattando le prime dichiarazioni, incalzato e richiamato dalle obiezioni del giudice, che ora dovrà decidere sulla richiesta di scarcercazione avanzata dalla difesa, che punta ad ottenere una misura cautelare più lieve, come l’allontanamento da casa, che permetterebbe all’uomo di tornare al lavoro: dal suo stipendio dipende comunque la sopravvivenza della famiglia, tanto che la moglie l’ha sì denunciato, ma quando ha visto il marito finire in carcere, ha ritirato tutto. Una brutta storia di violenza familiare. Secondo il dettagliato rapporto dei carabinieri di Mira, la donna avrebbe subito per anni le botte, le angherie, minacce, violenze, che si sono estese anche al figlio maggiore - con calci e pugni allo stomaco - quando questi ha preso le difese della madre, davanti ai fratelli più piccoli.

L’uomo è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e anche abuso di mezzi di correzione nei confronti dei figli. Una situazione di violenza che, come hanno ricostruito con dettaglio i carabinieri, durava da 10 anni. (r.d.r.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia