I dipendenti della “Granz” senza stipendio da mesi
Dipendenti della "Granz" ancora senza stipendio. Tante famiglie che temono adesso di non vedere più un euro e temono anche per il versamento dei loro contributi. Ormai da mesi aspettano invano mentre l'azienda, che opera nel settore del fotovoltaico e green energy, quindi dei mezzi elettrici, si è già appoggiata ai suoi studi legali e di commercialisti per chiedere il concordato e uscire da questo momento particolarmente difficile.
Gli stessi legali e commercialisti hanno spiegato le varie fasi per illustrare i passaggi che serviranno per uscire dalla crisi in atto ormai da tempo e dovuta a motivazioni diverse che non sono state mai affrontate ufficialmente. Una fase delicata in cui si cerca di evitare il fallimento proprio per privilegiare i vari creditori, affidandosi all'esperienza dei tecnici quali avvocati e commercialisti.
Ma la situazione non è facile per chi ha lavorato in questi mesi per la Granz e adesso attende di percepire almeno le mensilità pregresse. Non hanno più un lavoro, molti sono disoccupati. I numerosi dipendenti della Granz s.r.l. sono da mesi in attesa di uno sviluppo che concretizzi la liquidazione degli stipendi e anche del TFR, il trattamento di fine rapporto. «Purtroppo», spiegano, "a causa del concordato preventivo è tutto bloccato, ma nessuna legge vieta che l’azienda possa attingere ad altre fonti per saldare i crediti dei lavoratori». Alcuni di loro attendono ancora gli stipendi di febbraio 2014. Migliaia di euro senza neppure la certezza dei contributi. «Nella giornata del 10 ottobre 2014», ricordano in una lettera, «l’Inps ci ha informati che all’istituto non sono ancora pervenuti i bollettini e moduli per permettere il pagamento della cassa integrazione dei mesi di agosto e settembre. Dal 16 settembre, per la maggior parte dei lavoratori è subentrata la mobilità e, pur avendo già presentato tutta la documentazione necessaria, ad oggi nessuno di noi ha visto un centesimo. Siamo a novembre inoltrato ed essendo sfumate le promesse di pagamento pubblicate anche su vari articoli di stampa non si sa nulla». «Ora chiediamo», concludono, «che l’azienda o chi per essa, abbia il buon senso di presentare quanto manca sia all’Inps che agli altri istituti preposti per l’erogazione della cassa integrazione, mobilità e stipendi arretrati. Siamo esasperati e a questo punto chiediamo all’azienda di passare ai fatti lasciando le promesse ai narratori di favole».
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