I costruttori: «Servono cantieri pubblici»

Assemblea Ance per rilanciare il settore: dal 2008 dimezzato il numero delle aziende e degli occupati, scesi a 6.000
«Parlando di opere pubbliche, sulla stampa, spesso l’associazione è con parole come incompiuta, spreco o corruzione. Ma questo è un motore purtroppo spento dell’economia italiana che potrebbe essere aiutato dai Comuni con procedure semplificate e un confronto tra aziende conosciute dalle amministrazioni. Invece si preferisce lasciare al sorteggio, al caso». Ugo Cavallin, presidente dell’Ance di Venezia, l’associazione dei costruttori ha aperto le porte dell’assemblea della categoria anche al mondo della politica ieri, invitando il sindaco Luigi Brugnaro, per sollecitare interventi a favore di un settore che dalla crisi economica è stato tra quelli maggiormente penalizzati. Perché, come ricorda il vicepresidente nazionale della categoria, Edoardo Bianchi, solo il 20% del mercato delle costruzioni oggi vede impegnati i Lavori Pubblici. Se prima c’erano i vincoli del patto di stabilità a chiudere i cordoni delle borse degli enti locali, ora che le deroghe sono arrivate, il problema resta, continua Bianchi, perché le risorse calano e talune amministrazioni «preferiscono non spendere. E la situazione è ingessata anche perché lo Sblocca Italia che prevedeva la maggior parte di risorse per il 2017 è stato ritirato proprio quando si attendeva l’arrivo dei fondi».


Il direttore dell’associazione dei costruttori, Antonio Vespignani snocciola le cifre di un settore oramai dimezzato: dal 2008 ad oggi i lavoratori si sono dimezzati passando dai 13 mila in provincia di Venezia nel 2008 ai meno di 6 mila di oggi. Anche il numero delle imprese, per lo più medio piccole, si è dimezzato: erano più di 3 mila nel 2008, prima della crisi e oggi sono circa 1.500. Anche i permessi a costruire hanno subito un crollo. Ma Venezia non se la passa malissimo quanto altre province venete (per esempio Vicenza) perché la fascia litoranea, le spiagge del Veneto orientale, con i suoi molti alberghi, garantiscono continue commesse per interventi migliorativi e manutentivi, che compensano il vistoso calo di commesse, anche dal pubblico.


Il settore a livello nazionale lamenta un 60% in meno di aggiudicazioni e una corsa al ribasso di gara che passa dal 18,3% del 2011 al quasi 20 per cento del 2015. A livello veneto, dicono i dati diffusi ieri nell’assemblea di Ance, gli investimenti in costruzioni nel 2016 sono stati di 12. 509 milioni di euro con un lievissimo aumento (più 0,6%) che non tranquillizza nessuno. Torna però negativo il numero degli occupati nelle costruzioni, coinvolgendo sia gli addetti indipendenti (-6,2% rispetto al 2015) sia gli addetti dipendenti (-12, 7%). E i permessi a costruire in Veneto avevano toccato la punta massima di oltre 40 mila nel 2004. Dieci anni dopo, nel 2014, si è crollati a poco più di 6 mila, l’85,3% in meno. A complicare le cose ci si è messo anche il Codice degli appalti e una eccessiva burocrazia che non aiuta. I costruttori chiedono alle amministrazioni di privilegiare le aziende locali nell’assegnazione degli appalti, seguendo quanto fatto dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Se la Regione Veneto per ora non risponde all’appello, il primo cittadino di Venezia, che è anche sindaco della città metropolitana, ha spiegato «che nella centrale unica degli appalti della città metropolitana sono inserite 357 aziende di cui 131 sono venete e 140 dell’area metropolitana e il regolamento prevede percentuali di sorteggio che garantiscono l’attività delle imprese locali. Di più: stiamo lavorando anche sul codice degli appalti con i costruttori». I saluti del patriarca sono stati portati da monsignor Meneguolo. In una lettera, Moraglia invita i costrutti a «contribuire al bene comune».


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