«I carnefici dicano dove sono sepolte»

L’appello del fratello di una delle vittime: vogliamo la verità, confidiamo negli investigatori

CAVALLINO. «Che almeno i carnefici di Paola Costantini e Rosalia Molin confessino il delitto a un prete indicandogli dove le hanno sepolte finché sono ancora aperte le ricerche. Si libererebbero un po’ la coscienza da questo peccato pesante come un macigno, protetti dal segreto confessionale, permettendo a noi parenti di sapere dove possiamo andare a pregarle».

Non si arrende e continua a sperare con tutte le energie che ha Lino Costantini, fratello di Paola che, dopo l’appello di qualche giorno fa nel corso della trasmissione televisiva “Chi l'ha visto?”, si è rivolto ieri ancora a chi sa la verità su questa dolorosa vicenda anche dal luogo delle ricerche sulla spiaggia di Ca’ Vio che ha voluto presidiare tutta la giornata fin dal mattino. «Se fosse necessario e utile alle ricerche», ha detto, facendo continuamente la spola tra l’arenile e l’ingresso della base logistica dove alle 16.30 ha perfino suonato il citofono per sapere, purtroppo senza successo, se c’erano novità, «pernotterei qui e continuerei a cercare anche di notte. Confido nelle capacità degli investigatori specialisti e ripongo massima fiducia in queste nuove indagini che spero portino finalmente ad una svolta. La riapertura delle ricerche l'abbiamo sollecitata noi parenti sulla base di rivelazioni riservate raccolte negli anni», avverte, «io stesso chiesi personalmente di parlare con il magistrato Nordio esattamente il 29 maggio 2012. Ricordo con precisione quel giorno perché ero nella sala d'attesa della Procura quando mi arrivò una sorta di segno d’approvazione dall’alto. Si trattava della scossa sismica che scosse la laguna veneziana facendo cadere la statua della cancellata d’ingresso dei giardini pubblici Papadopoli nei pressi di piazzale Roma a Venezia. Sono disposto a perdonare chi ha ucciso mia sorella se ci fa sapere in qualche modo dove le ha sepolte». (f.ma.)

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