I bracconieri dei fiumi stanno decimando i pesci

Una consigliera comunale di Cavarzere ha raccolto le prove dei pescatori locali Bande provenienti dall’Est Europa stanno facendo razzia con scariche elettriche
Di Diego Degan

CAVARZERE. Pescano con la corrente elettrica, abbandonando, poi, le batterie esauste sulle sponde dei fiumi a inquinare ulteriormente l'ambiente; oppure mettono in fila decine di canne da pesca, su tratti di alcune centinaia di metri, a formare una sorta di grande e micidiale trappola per i pesci che passano in quella zona del corso d'acqua. Sono i pescatori di frodo dell'Est Europa, che stanno distruggendo la fauna ittica anche nel territorio di Cavarzere, secondo numerose testimonianze rese da pescatori “nostrani” e raccolte dalla consigliera comunale Marzia Tasso.

Un fenomeno, quello del bracconaggio ittico, che ha già colpito, in maniera devastante, le aree limitrofe, principalmente il Delta del Po, ma anche le acque interne del ferrarese e mantovano. Ora anche i corsi cavarzerani sono area di “caccia” per molti stranieri provenienti dall'Est. Il canale Adigetto, a Grignella, lo scolo Botta, a Punta Pali, il Gorzone, in località Braghetta e il Canal di Cuori sono diventate le mete di queste scorribande.

Rendersene conto non è difficile, visto che gli “accampamenti”, costituiti da tende e furgoni con targa ungherese o rumena, sono perfettamente visibili dalle strade arginali. E quando i bracconieri ittici se ne sono già andati, rimane la testimonianza della loro presenza: rifiuti vari degli alimenti consumati, cavi, bottiglie di birra di marca balcanica e, appunto, le batterie di vecchi veicoli usate per la pesca illegale. Il pescato viene caricato suoi furgoni e, in poche ore, raggiunge la frontiera per essere contrabbandato nei paesi di provenienza dei pescatori di frodo.

Fino a pochi anni fa i corsi d'acqua del cavarzerano erano ricchissimi di fauna ittica, tanto che un report del 2003 dei biologi incaricati dalla provincia di Venezia, li indicavano come «i canali con il più alto valore di biomassa per metro cubo dell'intero reticolo idrografico provinciale». Ora la situazione corre seriamente il rischio di ribaltarsi. E tutto avviene, sostiene la Tasso, «a causa dell'inesistenza dei controlli. Basterebbe monitorare le sponde dei fiumi per trovare all'opera i bracconieri anche in pieno giorno». La richiesta che viene dai pescatori, danneggiati da questa attività illegale, è che le amministrazioni pubbliche mettano in atto serie azioni di controllo da parte delle forze dell'ordine, anche chiamando i cittadini a una vigilanza attiva e che vengano previste pene esemplari.

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