I Boscarato e l’Amelia, la storia finisce

Tra pochi giorni la storica trattoria non sarà più gestita dalla famiglia che l’aveva avviata nel 1961 ai piedi della Giustizia
Di Gian Nicola Pittalis

È un pezzo di Mestre che scompare. La crisi economica non fa prigionieri e ora che si è fatta più pesante nei prossimi giorni mieterà l’ennesima vittima. La famiglia Boscarato, messa in difficoltà dalla richiesta di rientrare in fretta dai prestiti, chiude le porte della trattoria “dall’Amelia”. La società che l’aveva presa in mano, dopo la morte del fondatore Dino, lasciandone la gestione alla moglie Mara e ai figli Marco e Diego, ora non può più aspettare. Non soltanto l’Amelia cambierà gestione, con conseguente periodo di fermo, ma probabilmente cambierà tutto. «Stiamo cercando di salvarne il nome», racconta Marco Boscarato, «e anche i posti di lavoro dello staff. Sono giorni concitati e di discussioni, ma certo la storia dei Boscarato non si fermerà con questa caduta».

Dovrebbe subentrare, dunque, una nuova società e un nuovo gestore, ma per ora non si conosce il nome. «Ci sarà un periodo di chiusura e sarà la prima volta nella lunga storia del locale», continua Marco, «ma almeno il nome Amelia, scelto da nostra madre quando papà acquisì il vecchio locale, vorremmo conservarlo».

L'Amelia ha rappresentato per decenni l'eccellenza della ristorazione della terraferma, c'era chi veniva a Mestre per mangiare in questo famoso ristorante. Il vecchio Dino Boscarato è stato uno dei protagonisti della storia mestrina degli ultimi 60 anni; ha inventato una cucina, ha propiziato cultura (il Premio Amelia è il più vecchio nel Nordest, addirittura più vecchio del Campiello), ha aiutato a crescere Mestre. È un altro aspetto della Mestre che cambia, è una trasformazione non solo legata a un Petrolchimico che non c'è più, ma quasi una mutazione genetica.

Tra le novità che l’Amelia aveva portato c’era l’apertura di un tavolo a un gruppo d’intellettuali veneti che s’inventarono la “Tavola all’Amelia” legato a un premio che esiste tuttora. In oltre 50 anni ha laureato pittori come Guidi e Music, poeti come Zanzotto, scrittori come Pasolini, Buzzati, Sciascia, Parise, Rigoni Stern, musicisti come Sinopoli e Brunello, registi come Lizzani e Olmi, attori come Moni Ovadia e Paolini, stilisti come Missoni, giornalisti come Biagi, premi Nobel come lo scrittore Brodskij e il fisico Rubbia. Per molti anni “A tavola con l’autore” ha portato all’Amelia i più noti e popolari autori italiani. Cadorino, Dino arriva a Mestre nel 1961 e acquista da una certa signora Amelia una vecchia trattoria con stallazzo. Non c’era nemmeno l’idea di cosa sarebbe stata la tangenziale, ma è alla Giustizia, ai piedi del ponte sulla ferrovia, a due passi dalla stazione ferroviaria, tra la Miranese e una serie di passaggi a livello. La fortuna della trattoria coincide col boom della città, estensione di Venezia in terraferma. Mestre e Boscarato sono uno dentro l’altro perché spinti dalla stessa febbre di crescita. Non si fermò all’Amelia. Aveva ristoranti a Mirano, ad Albarella (tra gli ospiti fissi Celentano), in centro storico (tre locali). Ma Venezia richiede troppo. Dino dirà poi: «È stata una lezione di umiltà, ma mi è servita. Dopo ho pensato solo all’Amelia».

Molti vip si fermavano sulla via del ritorno da Venezia: Walter Chiari, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, Ugo Tognazzi, il presidente della Repubblica Sandro Pertini. Dino era tanto famoso che preparava i pranzi per il vertice dei Sette Grandi a Venezia ed è chiamato per la visita di Giovanni Paolo II a Lorenzago. Dino è morto il 18 marzo 2004 durante una serata di “A tavola con l’autore” e non ha voluto che la manifestazione venisse interrotta. E certamente non vorrebbe si interrompesse ora la storia della sua famiglia nella ristorazione.

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