I Boscarato a processo per bancarotta

I fratelli Marco e Diego, ex gestori della storica trattoria “dall’Amelia” passata di mano, a giudizio fra quattro mesi
Di Giorgio Cecchetti
PELLICANI MESTRE: RISTORANTE ALL'AMELIA..06/05/09 LIGHT IMAGE
PELLICANI MESTRE: RISTORANTE ALL'AMELIA..06/05/09 LIGHT IMAGE

I fratelli Boscarato, Marco e Diego, figli di Dino, il fondatore del ristorante un tempo più famoso e frequentato di Mestre, «dall’Amelia», saranno processati tra quattro mesi per bancarotta fraudolenta e preferenziale. Lo ha deciso nei giorni scorsi il giudice Alberto Scaramuzza sulla base della richiesta del pubblico ministero Stefano Ancilotto. Al centro della vicenda il fallimento della «Cap srl», la società della famiglia Boscarato con sede in via Pepe proprietaria non solo dell’Amelia, ma anche della «Vida Nova» di piazzale Candiani, società per la quale il Tribunale civile ha emesso la sentenza di fallimento nell’aprile di tre anni fa, dopo che era stata messa in liquidazione. Il curatore, il commercialista Massimo da Re, si è costituito parte civile contro i due fratelli con l’avvocato Simone Zancani, mentre gli imputati sono difesi dagli avvocati Paola Bosio e Tito Bortolato.

Gli accertamenti, avviati in seguito alle relazioni del liquidatore prima e del curatore fallimentare poi, sono stati svolti dagli uomini della Guardia di finanza. Stando alle accuse, nel 2008, ben due anni prima del fallimento, le perdite della società erano già salite a 972 mila euro e, nonostante l’enorme passivo, i Boscarato non avrebbero chiesto il fallimento, aggravando il dissesto della «Cap srl» che in seguito ha raggiunto il milione e 600 mila euro. Marco e Diego, inoltre, poco prima della dichiarazione di fallimento da parte dei giudici veneziani, avrebbero prelevato dai conti dell’azienda 133 mila euro e a dimostrarlo sarebbe la documentazione bancaria. Infine, sempre poco prima dell’aprile 2010, avrebbero effettuato pagamenti per 73 mila euro a favore della madre Mara e di uno di loro, Marco, sottraendo in questo modo risorse ai creditori. I difensori hanno scelto di andare davanti al Tribunale affrontando il dibattimento in aula: «Lo abbiamo scelto», spiega uno di loro, l’avvocato Bosio, «perché grazie ai testimoni e al nostro consulente emergerà una lettura dei fatti ben diversa da quella fornita dalla Guardia di finanza». Per i due legali, le «fiamme gialle» avrebbero dato un’interpretazione dei conti errata. «Siamo fiduciosi», conclude l’avvocato Bosio, «che riusciremo a dimostrare l’insussistenza delle ipotesi dell’accusa».

Dopo il fallimento, della «Cap», tre anni fa, la famiglia Boscarato aveva creato una nuova società, la «1961», e con quella aveva continuato a gestire il ristorante ai piedi del cavalcavia di via Miranese (prima erano proprietari anche dell’immobile che poi avevano ceduto per tappare alcune falle). Con la nuova società, madre e figli avevano continuato a gestire il ristorante fino a un mese fa, quando avevano annunciato di voler lasciare definitivamente e lo scorso 29 novembre l’Amelia ha riaperto i battenti con un’altra gestione. Ma le facce dei camerieri sono rimaste le stesse, anche i cuochi ai fornelli non sono cambiati, visto che chi è subentrato ha voluto che tutto rimanesse come prima, dal nome e il logo del locale al personale di sala e di cucina.

Da anni un gruppo di cinque imprenditori e professionisti (non gli stessi che avevano rilevato l'Amelia tre anni fa) seguiva i problemi di uno dei simboli di Mestre. Quattro sono noti: gli ingegneri Marchiori e Feliziani, il commercialista Alessandro Valentini e il notaio Alessandro Caputo. La lunga storia dell'Amelia, iniziata nel 1925 e diventata famosa grazie allo spirito imprenditoriale di Dino Boscarato che la rilevò nel 1961, è costellata di un'infinita di successi (l'Oscar della Cucina, il Cuoco d'oro) e ai suoi tavoli si sono seduti personaggi illustri come Sandro Pertini, Giorgio De Chirico, Renato Guttuso a Jorge Luis Borges e Pier Paolo Pasolini.

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