I 50 anni della Flag la fonderia non conosce la crisi

Marcon. Festa in azienda e porte aperte alla popolazione «Prodotto competitivo, non pensiamo a delocalizzare»
Di Marta Artico

MARCON. Centinaia di persone, ieri mattina, hanno affollato la Flag di Marcon, che ha aperto le porte ai lavoratori e alle loro famiglie, ma anche agli ex dipendenti che in questi anni hanno fatto grande la fonderia, che ha casa in via Mattei dal 1962. L’appuntamento era per le 10.30, sono state organizzate visite guidate all’interno dei capannoni che confinano con la ferrovia, occupando ben ventimila metri quadri di spazio, tutto dedicato alla lavorazione dei materiali che poi danno vita alle valvole che vengono utilizzate in tutto il mondo per gasdotti ed oleodotti, solo per citare qualche esempio. 27 mila i modelli che vanno dal peso di un etto a 7 mila chilogrammi, passati in questi anni per le mani dei dipendenti e comperati dai cosiddetti “valvolieri”, coloro che costruiscono gli impianti e che poi li mandano in Cina piuttosto che in India, in Africa, nel Mare del Nord. Materiali che devono, in qualche caso, resistere a temperature estreme e sforzi termici enormi.

La Flag al giorno produce dalle 14 alle 15 mila tonnellate di acciaio liquido, contando anche gli stampi, 28 mila tonnellate lorde di materiale. Presenti ieri, tra i tanti invitati, il sindaco, Andrea Follini, l’ex sindaco, Pier Antonio Tomasi e il vicepresidente della Provincia, Mario Dalla Tor, che molti anni fa è stato dipendente della Flag, dove ha lavorato nel settore magazziniero. Oltre all’amministratore delegato dell’azienda, Gianpiero Amici, ha partecipato anche Chiara Valduga, presidente del gruppo Cividale, proprietario della Flag oltre che di altre fonderie nel Friuli Venezia Giulia, ben 5. «Prima degli Novanta», racconta Valduga, «in Italia c’erano oltre 150 fonderie, con la crisi di quegli anni sono passate ad una quindicina, poco più, la Flag è una delle poche competitive».

Il gruppo, nel complesso, fattura 300 milioni di euro l’anno, la Flag da sola ha chiudo con un fatturato di 20 milioni di euro nel 2011. «L’azienda ha saputo superare la crisi - dice Valduga - passando attraverso una dolorosa ristrutturazione, che le ha consentito di affrontare gli anni 2000 con competitività, chiudendo bilanci positivi. Ciò dipende dalla capacità di puntare su prodotti difficili e complessa». La Flag vende ai valvolieri che acquistano il grezzo e lo rivendono in tutto il mondo. Delocalizzazioni? «Noi vogliamo rimanere qua perché in questo campo, quello delle fonderie dell’acciaio, il valore aggiunto è dato non dalle macchine ma dalle persone e dalle loro competenze e capacità. Questo Paese però, deve darci la possibilità di essere competitivi perché oggi ci sono stati come la Cina che producono a livelli qualitativi simili ai nostri e paesi che stanno emergendo come l’India».

«La Flag», ha detto il vicepresidente Dalla Tor, «è la vita di Marcon, ha dato da mangiare a moltissime persone ed è stata fucina di professionalità. In un momento di crisi come quello che viviamo è importante ancor di più che un gruppo, come il Cividale, ci creda. Un grosso plauso a voi che ci fate tenere la concorrenza con il mondo». Lo stesso sindaco, Follini, ha sottolineato la differenza tra un gruppo che vuole “esserci” nel territorio e un gruppo come la Ditec che pensa di “delocalizzare”. Dopo la proiezione di un bel filmato sull’azienda, è stata la volta della grande torta e del buffet.

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