Hub a Marghera con soldi sporchi «Noi non c’entriamo»
MESTRE. Dal finto imprenditore camorrista, la faccendiera protagonista della quarta puntata dell’inchiesta di Fanpage.it su rifiuti e camorra, cercava soldi per la realizzazione del progetto Veg (Venice Europe Gate), dell’imprenditore trevigiano Giuseppe Severin. Un intervento da 450 milioni di euro che si sviluppa su 84 ettari e che da alcuni anni cerca finanziatori. Severin ha acquistato i terreni a ridosso degli impianti di Vesta a Fusina con la sua società Consorzio Tecnologico Veneziano Srl, di cui è amministratore unico. Sull’area, indicata come Abibes, c’è un piano particolareggiato approvato ben 16 anni fa. Quindi, se si trovano i soldi si costruisce, il progetto è regolare. Ma servono tanti soldi, che mancano. Da qui, come ammesso dallo stesso Giuseppe Severin, grazie a dei mediatori è iniziata la ricerca di fondi testando la volontà di chi si rendeva disponibile ad entrare nell’affare: realizzare una grande area di stoccaggio di prodotti petroliferi e prodotti vari. Da almeno due anni esiste una sorta di progetto, rendering che il Consorzio Tecnologico Veneziano ha distribuito in ogni dove e così hanno fatto mediatori e faccendieri che si sono messi alla ricerca degli investimenti. E da quanto si capisce, a qualcuno (che forse Severin non conosce) poco importa da dove arrivino e se si tratti di riciclaggio della criminalità organizzata.
Soldi sporchi. Il dialogo tra la faccendiera che cerca soldi per il progetto di Severin e il finto camorrista è significativo e fa capire come sia facile riciclare denaro sporco nel nostra economia. «Vedi quest’area di stoccaggio qui? Qui ci potrebbe essere una bella realtà, vedi qui c’ho il terminal, c’ho le navi che mi attraccano». La voce femminile è della faccendiera che presenta il progetto al presunto investitore camorrista che chiede: Venezia? «Sì Venezia», risponde lei. Che continua: «Dopodomani siamo con il sindaco e con il ministro che viene sull’area». E all’incontro del 26 gennaio con il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, ci sarà lei ma anche Nunzio Perrella, l’ex collaboratore di giustizia che si è finto imprenditore camorrista e si è infiltrato nel circuito del traffico illecito dei rifiuti tra Nord e Sud. È grazie a lui che nasce l’inchiesta “Bloody Money” (Soldi sporchi) realizzata da Fanpage.it. Nel proseguo del dialogo si capisce la spregiudicatezza della faccendiera. Dice il falso imprenditore: «Questi soldi sono della camorra, vengono dalla droga, dal sequestro di persone, cose così». «E che problema c’è?», replica lei. Lui: «Ma dobbiamo stare attenti perché ci conosciamo da poco». Lei: «Mica li cambiamo noi, ce li facciamo cambiare», evidentemente riferendosi ai soldi. Ancora lei: «Ma ce li dobbiamo andare a prendere giù?». Lui: «No, te li faccio portare io».
Nelle trattative ci sta il bluff. Uno degli architetti (donna) che segue il progetto di Severin spiega: «Noi da tempo abbiamo sondato diversi imprenditori per capire se l’interesse mostrato è vero e quindi se intendono investire nel progetto. Ci vogliono soldi. Abbiamo parlato con molte persone e anche con diversi mediatori. Non sappiamo chi sia questa signora, ma bisogna dire che in una trattativa del genere spesso di cerca di capire chi si ha davanti e di conseguenza si provoca l’interlocutore per vedere fino a dove si spinge. Un bluff, come quando si gioca a poker». Forse è meglio dire che i soldi, anche nel laborioso Nordest, non hanno odore né colore.
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