«Hotel Victory, rassicurazioni dal sindaco»

eraclea
Intreccio tra affari e politica protagonista, ieri, in aula bunker all’udienza del processo ai “casalesi di Eraclea” e al cosiddetto Clan Donadio dedicata al sofferto affare della realizzazione e vendita dell’hotel Victory, che ha visto l’allora sindaco Graziano Teso (condannato nel processo con rito abbreviato, per favoreggiamento esterno all’associazione mafiosa) darsi molto da fare per cercare un acquirente per l’hotel, che rischiava di trasformarsi in un rudere. E nel processo irrompe a sorpresa, la voce di Luciano Donadio.
Ma andiamo per ordine.
L’imprenditore Mario Boso, socio di Graziano Poles (in stretti rapporti con Donadio) nella realizzazione dell’albergo, ricorda: «Ero socio di maggioranza, ma ero imbrigliato. Il prezzo era levitato da 2,4 milioni a 4 milione. Poles aveva un’impresa di costruzione importante e parte dei lavori li aveva affidati a Donadio». Lei però ha denunciato Poles, gli ricorda il pm Roberto Terzo: «Sì quando ho restituito i libri contabili, abbiamo litigato, si è inalberato, ha buttato i documenti sulla scrivania. Ho pensato: vado dai carabinieri perché non vorrei che domani mi succedesse qualcosa, così ho raccontato tutto». L’avvocato difensore Alberini chiede: «Ha avuto altri rapporti con Donadio?». Boso nega.
La ricerca di un acquirente si fa frenetica. La parola passa all’imprenditore turistico Stefano Vigani: ricorda di essere stato contattato dal commercialista Maurizio Cerchier per l’acquisto del Victory e che all’incontro al ristorante la Tavernetta era presente anche il sindaco Teso e i due proprietari: «Cercavano di convincermi dell’affare dell’hotel, del prezzo, la località, ma non volli. 5-6 milioni di euro per noi era una cifra troppo alta. Era la prima volta che in una trattativa che mi capitava che ci fosse una figura dell’amministrazione. Il sindaco mi assicurò su autorizzazioni e concessioni e che avrebbe valorizzato tutta la zona di Eraclea». Nello svolgersi delle testimonianze, anche la ripetuta, ma vana ricerca dell’allora sindaco di un contatto con i vertici di Numeria, la società del grande progetto di valle Ossi.
Poi è la volta di Maurizio Barzan, titolare con il fratello di una impresa per la pavimentazione che lavorò alla realizzazione dell’albergo. Difende Teso: «L’unico sindaco che è riuscito a fare qualcosa per Eraclea, rotonde, piste ciclabili, palazzetto». Il pm gli chiede delle tessere di Forza Italia: «Io politica non ne ho mai fatta, ma quando serviva fare 7-10 tessere, costavano 10 euro, le prendevo e davo 10 euro. Anche Poles lo faceva» . I pm terzo e Baccaglini ricordano che, infine, l’albergo venne venduto per 5,5 milioni di euro ai fratelli Battistutta: «Oltre al mutuo da 3-4 milioni, (Poles, ndr) ha pagato Donadio, ma non tutti gli altri». E a questo punto è proprio Donadio a chiedere la parola, in teleconferenza dal carcere: «Volevo chiarire il discorso dei pagamenti per l’albergo, effettivamente i soldi di alcuni saldi iniziali li ho presi, perché io ho fatto i lavori iniziali, cemento e muratura, ma all’inizio i soldi ci sono sempre. Al momento della vendita dell’albergo non ho preso niente: sono fuori con le spese di tinteggiatura. Poles mi disse “Luciano abbi pazienza”. M’ha fregato». —
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