Hospice oncologico, bilancio positivo

Superato l’anno di vita dopo la riapertura: 25 posti letto, 286 pazienti in 15 mesi

L’Hospice oncologico di Mestre supera l’anno di attività dalla riapertura, avvenuta nei primi mesi del 2013. Si tratta della ripresa di un servizio fondamentale iniziato nel 1991 per la cittadinanza mestrina. Il Reparto Hospice, nato dall’intuizione del primario Lorenzo Menegaldo, era stata chiuso dalla precedente direzione generale dell’Asl ed è rinato grazie alla mobilitazione delle associazioni di volontariato e di cittadini che hanno ritenuto la struttura un servizio fondamentale per la comunità.

La direzione del policlinico San Marco e la nuova Direzione dell’Asl 12 hanno accolto e sviluppato la richiesta delle associazioni e delle famiglie di riaprire i 25 posti letto (prima 15 e successivamente i rimanenti 10). Oggi l’hospice conta volontari attivi, 23 addetti (personale sanitario complessivo), e nei primi quindici mesi di apertura ha ospitato 286 pazienti. «L’Hospice rappresenta ancora oggi un luogo importante di innovazione sanitaria ed è indispensabile ricordare che non è rimasto un’esperienza isolata», spiega il direttore generale del policlinico Alberto Graffitti, «negli anni l’attività svolta dal Policlinico è stata uno dei punti di riferimento per lo sviluppo di normative regionali e nazionali sul tema dei malati terminali e cure palliative». «L’Hospice è un luogo fondamentale in cui i bisogni dei malati e delle famiglie si incrociano con le competenze del personale medico e infermieristico e con la disponibilità dei volontari», aggiunge il direttore sanitario, Renzo Malatesta.

«Da sempre per noi è importante considerare questa struttura come un luogo di cura medica», spiega il responsabile dell’Hospice Antonio Maestri, «ma anche come uno spazio di dialogo con il paziente e con la sua famiglia consentendo di dare dignità ad ogni istante della vita. Bisogna puntare a vivere al meglio quello che ci resta da vivere». «Per quello che posso dire dal punto di vista dei volontari», sottolinea Guido Rossato della San Vincenzo Mestrina, «le persone sono contente e felici che ci sia questo tipo di struttura in grado di accogliere le persone con scarse aspettative di vita. Le famiglie trovano un servizio molto buono. E registriamo la richiesta di aumentare i posti». (m.a.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia