Honsell rivela "quando il presidente mi chiamò per Eluana"
UDINE. «Andiamo avanti, siamo nel giusto». Il governo Berlusconi aveva ignorato il richiamo del Quirinale e varato il decreto su Eluana Englaro. Napolitano si era rifiutato di firmare il testo: «Non supera le obiezioni di incostituzionalità». Erano i primi giorni del febbraio 2009. E la vicenda si era trasformata in uno scontro istituzionale che rimbalzò fino a Udine. Il governo voleva che a Eluana Englaro, ricoverata alla Quiete, non venisse sospesa l’alimentazione perché, come scrisse l’allora ministro del Welfare, Maurizio Sacconi «lo stato vegetativo persistente non è certamente irreversibile».
«Sì - ricorda oggi il sindaco di Udine, Furio Honsell – furono giornate emotivamente quasi insostenibili. Eravamo sotto i riflettori dei media anche internazionali. E proprio in quei giorni il presidente Napolitano mi fu di grandissimo aiuto. Le parole che ci scambiammo al telefono mi confortarono molto, dandomi la forza di continuare una battaglia difficile ma della quale io pure fui uno strenuo difensore. Insomma, cercavo conforto e appoggio per affrontare in maniera coerente una scelta che era entrata nella coscienza di tutti, figurarsi di chi aveva appoggiato il padre di Eluana».
Honsell e il presidente Napolitano si sentirono proprio quando rimbalzò la notizia che Berlusconi voleva imprimere un’accelerazione alla vicenda imponendo un decreto che stoppasse l’iter avviato dal papà di Eluana, Beppino, in questo confortato da una serie di sentenze non ultima quella della Corte di Cassazione dell’ottobre 2008.
«Ricordo perfettamente - dichiara Honsell – che quella sera il presidente, probabilmente per rassicurarmi su quanto stava accadendo a Roma e di conseguenza anche a Udine, mi informò che non avrebbe mai firmato quel decreto. Da parte mia, gli riferii che qui tutto procedeva secondo quando stabilito dale procedure di legge e che il protocollo previsto per il fine vita della povera Eluana veniva seguito pedissequamente e con estremo rigore.
Erano giornate convulse, quelle, e anche la Quiete era meta di continue visite da parte degli inquirenti ai quali noi garantivamo la massima collaborazione, informandoli nel contempo sulle procedura in atto che seguiva l’iter previsto dalla giustizia. Fu una telefonata che sicuramente mi aiutò molto e mi diede la forza, e non soltanto a me, per continuare questa battaglia sulla quale tutto e di più è già stato detto e scritto. Per questo gli sarò eternamente riconoscente».
Ma la stima di Honsell per il presidente della Repubblica travalica questo singolo episodio. «Le sue dimissioni – commenta - sono un momento di grande emozione per l’intero Paese perché per anni Napolitano è stato un vero, grande riferimento istituzionale. Un faro. Ma anche sotto il profilo personale è una persona che mi ha colpito molto nelle varie occasioni in cui ci siamo incontrati». A parere del primo cittadino la grandezza di Napolitano la si coglie anche in questa «sua decisione di volersi fare da parte, consapevole che l’età non gli consente più di affrontare un onere così faticoso quale quello richiesto al Capo dello Stato con la dovuta determinazione».
Honsell, che proprio da Napolitano ha ricevuto l’onorificenza di commendatore dello Stato, ritiene che anche il discorso di fine anno abbia segnato un momento molto alto e significativo per la storia istituzionale del nostro Paese. «Mi è piaciuto particolarmente - spiega ancora il sindaco - perchè era incentrato sia sul concetto di solidarietà sia su quello delle necessità di superare le faziosità politiche, cosa che ha sempre perseguito e cercato di agevolare durante tutto il suo mandato».
Quanto al possibile successore, Honsell ritiene che sia arrivato il momento di lanciare una donna. «Oltre tutto - precisa meglio - sarebbe un importante segnale di rinnovamento per l’Italia». Già, ma chi? La Bonino? La Finocchiaro? Honsell replica che sono due nomi spendibili alla stessa stregua: «Si tratta di due persone che stimo e che ritengo sarebbero in grado di ricoprire al meglio quel ruolo».
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