«Ho visto il bimbo nel rio Annegava, mi sono buttato»

Lucio Fabris, 75 anni, domenica ha salvato un bambino di 5 anni caduto in acqua «Sono cardiopatico, ma quando l’ho visto in difficoltà non ci ho pensato due volte»
Di Mitia Chiarin
Interpress/Mazzega Chiarin Venezia, 29.04.2015.- Lucio Fabris
Interpress/Mazzega Chiarin Venezia, 29.04.2015.- Lucio Fabris

VENEZIA. «Di mio non avrei detto nulla, non sono uno che ama i riflettori. Ma i miei amici hanno così insistito per informare voi giornalisti. E poi francamente io che ho passato una vita al Tronchetto ci tengo a far vedere che c’è anche gente per bene che frequenta quella zona». Lucio Fabris, veneziano di Sacca San Girolamo, a Cannaregio, a 75 anni ha salvato la vita ad un ragazzino. È accaduto domenica scorsa davanti alla chiesa di San Felice, alle 10.30 del mattino mentre erano in corso le celebrazioni delle Comunioni.

«Si è buttato in acqua senza paura per salvare un ragazzino che era cascato nel rio», ha segnalato ieri un amico che ha telefonato alla nostra redazione. E Lucio Fabris da casa conferma tutto, con la tipica timidezza di chi non ci trova in fondo nulla di strano a muoversi, e rischiare, per salvare gli altri.

«Sì, è vero», ci racconta, «è successo domenica mattina davanti alla chiesa. Io ero lì fuori perché c’era la comunione di mia nipote e io ero fuori a controllare i miei nipotini che stavano giocando. All’improvviso è successo tutto: un bambino di circa 5 anni stava giocando, si è messo a correre, ed è inciampato in qualcosa, forse un pezzo di ferro, ed è caduto dentro al rio. Ho visto subito che era in difficoltà, che rischiava di annegare. E allora, io non ci ho pensato due volte e mi sono buttato. Poi hanno dovuto dare una mano anche a me per uscire dall’acqua perché ero affaticato. Del resto sono cardiopatico», racconta Fabris. «Quando ho preso il piccolo, lui mi si è aggrappato al collo. Si vedeva che aveva paura». Riguadagnata la riva, grazie all’aiuto di altre tre persone, che si trovava fuori dalla chiesa di San Felice e hanno assistito al tuffo in acqua per il salvataggio, Fabris e il bambino hanno tirato un bel sospiro di sollievo mentre il padre del bambino è accorso a ringraziare l’uomo. «Il papà del bambino voleva anche darmi una ricompensa ma io non ho voluto niente. È andata bene così, poi mi hanno accompagnato fino a casa perché mi sentivo stanco. E poi la famiglia del bambino mi ha anche telefonato a casa, per ringraziarmi ancora».

L’anziano, nonostante la salute (è cardiopatico, come ha raccontato egli stesso) e i chili di troppo, che ammette scherzandoci sopra, non ha esitato a gettarsi nel rio veneziano per aiutare il bambino caduto in acqua e portarlo in salvo. Nel tuffo, raccontano gli amici, ha perso sia il cellulare sia gli occhiali. Poco importa, l’importante è che la disavventura si sia risolta nel migliore dei modi per tutti. «Non volevo raccontare nulla a nessuno. Poi visto che io le mie giornate le passo con gli amici di sempre al Tronchetto ho deciso di mostrare che lì non c’è solo una casbah ma ci sta tanta gente perbene».

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