«Ho visto i carabinieri e ho capito»

Salzano, Gianni Lamon rivive la tragedia del figlio Damiano, precipitato in un torrente di montagna
Di Alessandro Ragazzo

SALZANO. La passione per la fotografia da una parte, quella per la corsa dall’altra. Domenica ha prevalso la prima, risultata poi fatale. Perché l’altro ieri Damiano Lamon, 46 anni di Salzano, aveva scelto di andare a fare una passeggiata nel Bellunese, a Cornolade di Ponte nelle Alpi: l’alternativa era la maratona di Treviso.

«Non so a che ora sia andato via» spiega papà Gianni in piedi sulle scale della sua casa di via Di Vittorio a Salzano «ma sapevo che aveva idea di andare a Treviso. Poi alla sera i carabinieri hanno avvisato me e mia moglie di quanto successo». Dopo tutto la vita può essere come quella raccontata nel film Sliding Doors con Gwyneth Paltrow, perché vivere un’esperienza piuttosto che un’altra può cambiare il destino. Damiano e la sua fidanzata Stefania Sfriso, ora ricoverata in Ortopedia all’ospedale di Belluno con una frattura alla gamba sinistra, avevano scelto la gita sui monti, magari a caccia di qualche foto da immortalare.

«Forse si è sporto un po’ troppo» continua Gianni Lamon «anche se sulla dinamica esatta non sappiamo granché. Stiamo aspettando di avere dei dettagli in più perché mio figlio Christian è andato sul posto».

Dici Lamon a Salzano e sono davvero in pochi a non conoscerli; da sempre residenti in questo comune, papà Gianni è nel direttivo Avis, i due figli Damiano e Christian sono entrambi donatori. Non solo, perché per molti anni, nel portico della loro casa, sono state celebrate delle messe; succedeva a maggio, mese dedicato alla Madonna, quando i fedeli si ritrovano per pregare e recitare il Rosario. «Da noi sono passati i preti degli ultimi anni» continua Gianni Lamon «e abbiamo persino fatto i confetti d’argento quando sono ricorsi i 25 anni di iniziativa. Era un modo per stare insieme: alla fine qui ci si conosce tutti».

Il suo telefono squilla; parenti e amici chiedono, s’informano dei funerali, assicurano il sostegno in questo momento di lutto.

«Damiano era una persona tranquilla» ricorda «e molto bravo. Ma che volete che dica? Un padre non direbbe mai il contrario. Aveva fatto pure delle esposizioni sulle foto scattate qua e là ma amava pure correre e fare sport».

Il 46enne era un tecnico della Fiat; lavorava con la varie concessionarie della zona e da più di dieci anni abitava in via Assisi, a due passi dai genitori; anche la sua storia con la 42enne Stefania andava avanti da un po’. Domenica, poco prima delle 16.30, i due stavano camminando lungo il sentiero che costeggia la forra del torrente Val Maggiore, quando l’uomo è scivolato nel canalone, cadendo nel vuoto. La donna ha tentato di raggiungerlo ma è scivolata, ferendosi.

«Alle 21 è suonato il campanello» rivela papà Gianni «mentre io e mia moglie stavamo facendo una partita a carte. Aperta la porta, vicino al cancello ho visto i carabinieri: ho capito tutto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia