“Ho ucciso io mia figlia in uno stato di incoscienza"
CHIOGGIA. Il suo corpo ha agito senza controllo e ha ucciso sua figlia, facendo sparire il corpicino di appena due mesi. La mente della giovane Federica Boscolo Gnolo è stata risucchiata in un buco nero che le ha impedito di comprendere quello che stava succedendo. Nessuno forse potrà mai sapere che cosa abbia spinto la 32enne di Chioggia a sbarazzarsi della piccola Farah alla fine di quel tragico gennaio 2015, ma quello che ormai è certo è che la donna ha ammesso la sua colpevolezza.
Lunedì mattina, nel corso di un’udienza davanti alla Corte criminale di Old Bailey, la donna ha infatti dichiarato di avere ucciso la bambina, ma ha aggiunto di non essere stata nel pieno delle sue facoltà. Dopo quasi un anno il silenzio è stato rotto, sebbene nessuno sappia ancora oggi dove sia finito il corpo di Farah. Scotland Yard sospetta che il corpo di Farah sia stato abbandonato attorno a Russel Square.
Lo scorso aprile, durante una delle prime udienze, Federica Boscolo Gnolo aveva letto un memoriale in cui diceva di aver ucciso la figlia, ma alla domanda diretta del giudice se si dichiarasse colpevole, la donna era rimasta in silenzio. Una differenza non da poco per la legge inglese, che considera il silenzio in due modi: o volto a non rivelare particolari, o dovuto all’incapacità di intendere e di volere. È proprio questo il caso della 32enne di Chioggia, che per mesi non ha rivelato nulla di quanto è accaduto.
Boscolo Gnolo ha quindi finalmente ammesso la sua consapevolezza senza leggere memoriali, ma dicendo a voce di essere stata lei a uccidere la bambina. Si tratta di “manslaughter”, ovvero di omicidio preterintenzionale o colposo, la cui morte della vittima è stata causata dal fatto che la donna non era capace di usare le sue facoltà mentali. La responsabilità del soggetto, in questo caso, è inferiore a quella che si avrebbe per esempio per un omicidio premeditato. «Nel diritto penale inglese», spiega l’avvocato Domenico Carponi Schittar, esperto in materia, «si distingue tra murder, omicidio volontario, e manslaughter, che può grosso modo corrispondere sia al nostro omicidio preterintenzionale che all’omicidio colposo. Dell’omicidio volontario manca uno dei due elementi costitutivi del delitto dato dall’ “actus reus” e dalla “mens rea”. Per noi manca la “mens rea”, quindi il dolo. La difesa potrebbe essersi ancorata all’ “insanity” che, come da noi, può essere totale, parziale o intermittente, come potrebbe essere il caso dell’incapacità post partum».
Tre le perizie psichiatriche che sono state realizzate in questi mesi e che serviranno con molte probabilità per dimostrare che Federica Boscolo Gnolo soffriva di depressione post-partum. Nonostante questa diagnosi venga riconosciuta anche in Italia, in Inghilterra la depressione post-partum potrebbe evitare l’ergastolo alla donna.
In aula, comunque, non si è accennato a questo disturbo, ma solo al reato in sé. Intanto, come ha detto il pubblico ministero Jonathan Higgs, le tre perizie hanno confermato che, quando Federica ha ucciso Farah, non sapeva quello che stava facendo e ha agito in preda a quello che noi potremmo chiamare un raptus. La donna, difesa dallo Studio McCormacks, è entrata nella corte di Old Bailey e ha parlato soltanto per ammettere la sua colpa, pur sottolineando che non era in grado di intendere e di volere. In seguito è tornata nel reparto medico del carcere di Holloway, dove vi resterà fino all’8 aprile, data in cui dovrebbe arrivare la sentenza definitiva che deciderà il suo destino.
Qualsiasi sia la sorte, la vita della donna è segnata e con lei quella dei familiari che sono stati trascinati in un vertiginoso vuoto di senso. «Questo è un tragico caso per la donna e per tutti quelli che sono stati coinvolti in questa vicenda», ha ribadito il detective Jamie Stevenson della Squadra omicidi e importanti omicidi della Polizia metropolitana di Londra, «perché dovranno convivere con questa tragedia per tutta la vita». La domanda che rimane appesa a un filo è dove sia il corpo di Farah. «La bambina era già stata rinnegata dal padre», prosegue Stevenson, «che aveva scelto di non far parte della sua vita ed è stata poi vittima dell’unica persona che avrebbe dovuto proteggerla. I genitori di Boscolo Gnolo hanno perso una figlia e anche una nipote che avevano appena accolto nella loro vita».
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