«Ho perso la dignità del lavoro» La lettera di un operaio al Papa

Ceggia. Walter Zago l’ha letta in piazza a Oderzo durante la manifestazione per il mobilificio Europeo L’uomo ha già vissuto una terribile tragedia che gli ha portato via il figlio di sei anni e la moglie
Di Claudia Stefani

CEGGIA. Un operaio ciliense lancia un appello a Papa Francesco dalla piazza di Oderzo. Ieri mattina, nel giorno dello sciopero proclamato dai sindacati confederali, il presidio di piazza Grande è stato illuminato dall’umanità e dalla dignità di un uomo, Walter Zago, 54enne lavoratore del mobilificio Europeo colpito tre anni e mezzo fa da un terribile lutto famigliare, che ha scritto un semplice appello nel quale si sono riconosciuti tutti i lavoratori presenti in piazza.

«La mia vita purtroppo», ha scritto Walter Zago, «è stata segnata da tante “P” e adesso le elenco. Ho Perso la moglie. Ho Perso il figlio. Ho Perso il lavoro. Ho Perso la dignità di uomo e di credente in Dio. Mi rivolgo a Papa Francesco, una persona di grande umanità, di farmi ritrovare la giusta via. E umilmente chiedo al signor Petrovich che dal Paradiso guidi la signora Pianca e figli Petrovich a non costringere gli operai dell’Europeo alla Povertà. Politici dove siete? È vero che il sole sorge ogni mattina, ma quando apri il frigo diventa notte fonda. Io spero che una mattina mi svegli e mi senta di essere orgoglioso di essere un cittadino italiano. Perché, Perché tutto questo…Salvate l’Europeo. p.s.: Scusate se trovate il mio foglio bagnato, sono solo lacrime. Un grazie, Zago Walter».

Nel 2010 la moglie di Walter, che vive da sempre a Ceggia e da 13 anni lavora all’Europeo di Cessalto, a causa della depressione ha ucciso il loro bambino di sei anni per poi suicidarsi. «I funerali sono stati celebrati di giovedì», ricorda Zago, «e il lunedì sono immediatamente tornato al lavoro perché avevo bisogno di tenermi occupato. Essere senza lavoro non è solo umiliante, ma ti fa sentire vuoto, inutile, senza sbocco, ti distrugge dentro. Gli imprenditori non provano queste sensazioni, il loro frigorifero è sempre pieno. Ho scritto quei pochi pensieri alle 4.30 del mattino, in una delle notti in cui non riuscivo a dormire. Vorrei che Papa Francesco li leggesse: mi ha colpito la sua semplicità e mi sembra l’unica persona che forse potrebbe capire veramente quello che proviamo».

Sono tante le aziende che hanno chiuso o stanno chiudendo. Molte chiudono nell’indifferenza generale perché si tratta di aziende artigiane o comunque di piccole dimensione.

Il mobilificio Europeo di Cessalto sta avendo una grande visibilità perché conta 200 dipendenti: 200 famiglie, molte del Basso Piave, che per il momento sono sostenute dagli ammortizzatori sociali, finchè ce n’é.

«Cosa resta oggi del ricco Nordest, del miracolo economico che si è verificato in queste terre?», ha chiesto ieri mattina dal palco uno dei sindacalisti presenti, «interi comparti industriali stanno ormai scomparendo a cominciare dai settori del legno e l’edile che hanno perso ormai oltre il 40% degli addetti».

Dalla piazza i lavoratori urlano contro i privilegi: quelli dei parlamentari, le pensioni baby e quelle d’oro e via di questo passo. Una lavoratrice dell’Europeo propone una linea d’urto: «Fermiamo l’Italia per 15-20 giorni: qualcosa dovrà cambiare per forza».

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