«Ho paura di camminare sola per strada: aiutatemi»
MESTRE. «Mi chiamo Elena, ho 25 anni fra un mese e vi scrivo per chiedervi un aiuto, perlomeno un “guardate”», inizia così la lettera scritta al nostro giornale, da una ragazza, per denunciare lo stato di degrado della zona intorno alla stazione ferroviaria.
Elena Z., scrive; «Sono una ragazza che vive a Pianiga e da due anni lavoro a Mestre che raggiungo in treno. Voglio rendervi partecipi di quello che succede nel percorso che sono costretta a fare per dirigermi a lavoro. Si, sono “costretta” a passare per questa zona. Se Dio mi avesse donato il potere di volare, volerei. Volerei per evitare i mezzi infarti che rischio per paura di essere rincorsa o scippata. La zona della stazione è un residence di sbandati, tossicodipendenti e alcolizzati. Un ritrovo di figure che messe insieme non sono piacevoli da vedere. Arrivare al lavoro con lo stomaco sottosopra perché per terra vedo di tutto: bottiglie rotte, vomito, feci, tracce di sangue e pozzanghere di pipì che alle 8 di mattina puzzano ancora», racconta Elena, «consapevole che tutto ciò che mi circonda è degrado e sporcizia, non mi va. Non mi va per la mia salute, non mi va per come viene trattata questa città ma non mi va perché vivo nel terrore essendo sola».
Porta esempi di quanto quotidianamente è costretta a subire o a vedere. «Quelle persone non hanno paura di affrontarti, di fischiarti, di urlarti parole impronunciabili, a sfondo sessuale. Quando sento queste cose mi viene da piangere. Sono poco a casa con la mia famiglia, passerei volentieri molto più tempo con loro ma vado a lavoro con il sorriso perché i miei genitori mi hanno sempre insegnato che “il lavoro nobilita l’uomo” e a questo ci ho sempre creduto. Non passa un giorno in cui non ringrazio di averne uno, oltre ad amare la mia professione».
Elena non si ferma alle parole per raccontare quanto subisce ogni giorno e con una foto mostra l’ultimo episodio a cui è stata costretta. L’ha scattata venerdì sera: «Questa persona che vedete stava percorrendo il passaggio che io faccio per andare a casa. Dirigendosi verso di me in modo molto instabile, probabilmente “su di giri”, a un certo punto si tira giù la zip dei pantaloni. Se lo prende in mano e poi si gira iniziando a orinare, quasi addossato alla rete. Avevo il telefono in mano e sono riuscita a scattare una foto fregandomene del fatto che forse mi avrebbe vista. Sì, ho voluto “rischiare” facendo così, per condividere con tutti voi ciò che i miei occhi vedono ogni giorno, ma soprattutto per mostrarvi con immagini ciò che subiamo ogni giorno». (c.m.)
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