«Ho incontrato l’assassino di mio figlio, libero di circolare: è una vergogna»
CAMPAGNA LUPIA. «Ho visto l’assassino di mio figlio, il mio ex marito circolare libero per il paese in bicicletta. È una cosa assurda, una vergogna. Questa persona dopo due anni dalla morte di mio figlio è completamente libero di andare dove vuole. Una assurdità che non mi è possibile accettare». Questo lo sfogo registrato ieri di Lucia Ilieva la mamma di Alessandro Minto assassinato a 21 anni dal padre Guerrino, quasi due anni e mezzo fa nella casa in cui risiedeva a Campagna Lupia.
Il terribile episodio accadde in via Primo Maggio a Campagna Lupia una strada che collega il capoluogo con la frazione di Lova. Qui dopo una accesa discussione il 26 luglio 2013 Guerrino Minto che aveva 70 anni in preda ad un raptus, uccise il figlio con un coltello da cucina, colpendolo con un colpo micidiale dritto al cuore.
Il ragazzo stramazzò al suolo e morì all’istante.
La donna - venerdì - all'uscita dal cimitero di Campagna Lupia, dove era andata per far visita al figlio morto, ha visto l’ex marito circolare vispo per il paese in piena libertà.
«Mi dicevano che l’assassino di mio figlio era malato e che stava male», spiega infuriata la donna, «invece ho visto che mio marito circolava per il paese in piena salute, che faceva la spesa e scherzava con gli amici. Inoltre mi è stato riferito che ha anche degli ospiti in casa . È questa la giustizia italiana? Qualcuno deve intervenire non è possibile che capiti questo. A Campagna Lupia tutti sanno che circola per il paese, ma nessuno parla. Hanno forse paura di lui?»
Ora l’uomo, dopo una sentenza a 15 anni di reclusione, si trova ai domiciliari a casa propria cioè in via Primo Maggio, con l’anziana madre in attesa della condanna definitiva che arriverà dalla corte di Cassazione.
Il 70enne di Campagna Lupia, dopo aver trascorso 11 mesi in carcere, nel 2014 era stato assegnato ad una comunità del Padovano, dove ha potuto dedicarsi alla coltivazione della terra, il suo mestiere di una vita. Dopo alcuni mesi all’uomo è stato concesso di tornare nella sua abitazione.
Non prima, che se ne andasse di casa la sorella Ornella, costituitasi parte civile al processo. All’uomo fanno sapere le autorità competenti sono state concesse due ore dalla magistratura alla settimana di allontanamento dalla casa per poter fare le spese necessarie. Per questo si muove in bicicletta per il paese senza violare le consegne degli arresti domiciliari . (a.ab.)
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