«Ho difeso pacificamente la memoria di mio figlio»

Mirano. Pierluigi Pasqualetto, papà del docente del Majorana Corner suicidatosi, ribatte alle accuse. «Polizia e carabinieri definiscono “legittima” la mia protesta»
Di Giorgio Cecchetti

MIRANO. Al padre del professore del liceo Majorana-Corner che cinque anni fa si è suicidato, Pierluigi Pasqualetto, stanno stretti i panni dell’imputato per diffamazione e mostra tre documenti fondamentali che lo scagionano apertamente: sono atti ufficiali che provengono dalla Questura di Venezia e dalla Stazione dei carabinieri di Mirano, gli stessi che il 13 marzo 2014 lo hanno bloccato mentre con un cartello appeso al collo distribuiva volantini in ricordo del figlio Leonardo nella piazza principale di Mirano.

Due sono stati scritti dopo quel arresto, mentre uno è precedente. L’ultimo è del 21 febbraio scorso e risponde ad una richiesta di atti avanzata dal difensore di Pasqualetto, l’avvocato Bruno Tegon. Il comandante della Stazione di Mirano scrive «che l’intervento è scaturito non per bloccare la manifestazione, questa legittima, ma solo perché il suo assistito percorreva via Cavin di Sala con un cartello diffamatorio». Pasqualetto, naturalmente, sottolinea il fatto che i carabinieri ritenevano la sua manifestazione «legittima». Il secondo documento proviene dalla Questura ed è firmato dal dirigente della Divisione anticrimine: è del 20 maggio 2015. Il funzionario di Polizia risponde alla Stazione dei carabinieri di Mirano che avevano proposto nei confronti di Pasqualetto la misura del foglio di via per allontanarlo da Mirano, dove aveva continuato a recarsi per chiedere giustizia. «Si comunica che dall’istruttoria espletata», si legge, «non sono emersi elementi di fatto univoci per poter far rientrare il soggetto proposto in una delle categoria previste per il foglio di via obbligatorio e per considerarlo altresì pericoloso per la sicurezza pubblica». Il documento ricorda che i requisiti essenziali per l’adozione di una misura simile sono l’aver posto in essere una condotta antisociale, abituale e continuata. «Nel caso in specie», prosegue il funzionario, «nulla di tutto questo è presente, in data 10 aprile, il signor Pasqualetto ha esposto un cartello non diffamatorio, nel quale era riprodotte le foto del figlio, seduto in cattedra, una lettera ricordo di una sua ex allieva e una lettera di un insegnante nella quale si decantavano le doti del professore». «Da ultimo», termina il documento, «si ricorda che il signor Pasqualetto ha dimostrato grande rispetto delle leggi». E Pasqualetto sottolinea che quel cartello ritenuto non diffamatorio dalla Polizia è lo stesso per il quale la preside del liceo Majorana l’ha querelato e per il quale è finito sotto processo. Il terzo documento è precedente all’arresto, è del 29 giugno 2012: il questore di Venezia scrive che la richiesta della preside Carla Berto di adottare la misura dell’ammonimento «non può essere accolta perché Pasqualetto si limita a chiedere giustizia per la memoria del figlio».

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