«Ho abbracciato la “mia” Martina»

Don Paolo racconta il suo incontro in ospedale con la neonata abbandonata davanti alla sua chiesa: «È buonissima»
Di Filippo De Gaspari

SANTA MARIA DI SALA. Don Paolo va da Martina: toccante incontro in ospedale a Mirano tra il parroco di Santa Maria di Sala e la neonata da lui trovata e salvata giovedì sera sulla porta della canonica, abbandonata dalla madre a poche ore dal parto.

L’episodio è stato raccontato dallo stesso sacerdote trevigiano, 48 anni, venerdì, in apertura della serata finale del Grest di Veternigo come un’esperienza incredibile, non certo comune a un sacerdote e che l’ha toccato profondamente: «Me l’hanno messa in braccio», racconta quasi divertito don Paolo, «tutti gli altri bambini piangevano, lei invece era buonissima. Un’ostetrica mi ha anche fatto una foto, che conservo con tenerezza. Tornerò a trovarla ogni volta che posso, anche se aspetto di ricevere la telefonata più bella: quella che mi dirà che Martina è stata riabbracciata dalla mamma».

Con la comunità don Paolo ha ripercorso, parlandone per la prima volta in pubblico, i momenti concitati del ritrovamento della piccola davanti alla porta della canonica: «Panico totale», sorride, «quando dentro quella borsetta ho visto una testina fare capolino da una copertina rosa».

E scherza: «I soccorsi hanno rischiato davvero di trovare la bambina sveglia e il prete svenuto. Sono corso verso l’asilo urlando per chiamare le suore, avranno pensato che ero andato via di testa. Poi è arrivato il 118 e si sono presi di cura della piccola, operandola per tagliarle il cordone, sul tavolo della canonica, prima di portarla in ospedale».

In questi giorni, ai tanti parrocchiani che gli hanno dimostrato affetto e gratitudine per quanto fatto, don Paolo ha espresso tutti i suoi sentimenti e condiviso le sensazioni di molti: «Anzitutto di rinuncia a ogni condanna e giudizio», afferma, «credo che questa madre sia stata presa soprattutto da paura. Mi piace pensare che essere tornato in canonica a prendere delle carte mi abbia permesso di salvarla. Se non fosse successo sarebbe rimasta lì altre tre o quattro ore e non so come sarebbe finita. Se fosse andata male non me lo sarei mai perdonato. Prego ogni giorno per Martina, prego per la madre, prego perché trovi il coraggio di tornare e la forza per riabbracciare la figlioletta e ai parrocchiani ricordo che, nonostante tutto, chiunque sia stato a fare questo e per qualunque motivo, in fondo ha scelto che questa bambina continuasse a vivere».

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