Henry Cotton’s-Marina yachting, la manager Khaitan a processo

MESTRE. Un continuo cambio di società, svuotate dei loro beni, aveva rischiato di travolgere due celebri marchi di abbigliamento sportivo italiano come “Henry Cotton’s” e “Marina yachting”, salvati dal baratro nel quale stavano per essere trascinati, grazie all’intervento del curatore fallimentare della “Industries Sportwear Company-Isc” che li aveva in pancia e che è stata dichiarata fallita nel 2017 (società con sede in via Maderna, sul Terraglio): il commercialista Gianluca Vidal aveva, infatti, ottenuto dal Tribunale civile un decreto di sequestro per bloccare la vendita all’estero dei marchi e sottrarli così ai creditori. Da quel fallimento è poi nata un’indagine penale per bancarotta fraudolenta, che ieri si è conclusa - al termine di una lunga udienza davanti alla giudice per le udienze preliminari, Barbara Lancieri, pubblico ministero Patrizia Ciccarese - con il rinvio a giudizio della manager indiana Mandira Khaitan, moglie dell’imprenditore miliardario Ajay Khaitan, amministratrice unica della Isc, già Cavaliere Brands Italia.
Prosciolti invece da ogni accusa i due manager italiani della società, dal curriculum importante: l’umbro Marcello Pace e il veneziano Nicola Berlin, rispettivamente ex direttore generale e direttore finanziario della società, difesi dall’avvocato Armando Simbari. Non erano in servizio quando era stato sottoscritto il contratto che - secondo l’accusa - avrebbe portato alla “distrazione” dei due celebri marchi di abbigliamento sportivo.
Il processo avrà inizio il 21 maggio e avrà come parte civile anche i curatori fallimentari della Isc, pronti a chiedere risarcimenti per 50 milioni di euro.
Secondo l’accusa di bancarotta fraudolenta mossa dalla pubblico ministero Patrizia Ciccarese, la Industries Sportwear Company-Isc sarebbe stata svuotata, acquisendo “Henry Cotton’s” e “Marina Yachting” dal gruppo Monclear, per poi svenderli nel giro di pochi mesi a compartecipate dello stesso Emeresque Group, in un rincorrersi vorticoso di passaggi tra Italia e Lussemburgo. «L’intero credito vantato da Isc nei confronti di Spring Holdings», si legge nel capo di imputazione, «generato dalle precedenti cessioni di marchi e pari a 10 milioni di euro, veniva sostanzialmente annullato attraverso fraudolente operazioni di finanziamento, nonché compravendita di crediti senza introiti effettivi». —
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