«Help Venice, fermiamo i cambi d’uso»
Bloccare temporaneamente i cambi d’uso da appartamenti residenziali ad uso turisticoperché «la città di Venezia sta subendo una trasformazione a uso e consumo del turismo di massa. Venezia è una città speciale, patrimonio dell'Umanità... ma tutto questo rischia di scomparire».
Questo il cuore della petizione “Salviamo Venezia/Help Venice” che sta imperversando online negli ultimi giorni. Il contatore delle firme cresce letteralmente a vista d’occhio: ieri mattina erano 2300, ieri sera già 2600. Firmano dalla laguna e dall’Italia, certo, ma anche dalle Filippine e dall’Australia: come spesso accade quando si parla di Venezia, del suo spopolamento, della sua incessante trasformazione a vetrina turistica mordi-e-fuggi la reazione è corale. Ci si focalizza - in questo caso - sulla trasformazione della città in una diffusa attività ricettiva, ma si parla anche della liberalizzazione selvaggia del commercio.
A scrivere e lanciare la petizione su Change.org è stata, una settimana fa la giornalista veneziana Serena Spinazzi Lucchesi: nelle ultime 72 ore l’impennata delle adesioni, rilanciata dal Gruppo25Aprile (che l’ha tradotta in inglese), sottoscritta - tra gli altri - da Anna Somers Cocks fondatrice del “The Art Newspaper”, dagli scrittori Alberto Toso Fei e Roberto Ferrucci. I commenti delle persone sono affettuosi e appassionati: «Le case e lo stile di vita dei veneziani hanno bisogno di essere protetti: la bellezza di Venezia è non solo nella sua architettura, ma nelle persone e nello stile di vita», scrive Jeanne dall’Inghilterra. «Sto firmando per le calli e i canali, i ponti e le bricole; per le mattine col caìgo, le acque alte senza stivali e i tramonti in Bacino...», l’inizio della lunga dichiarazione d’amore di Giacomo Scarpa. «Firmo perché non c’è nessun altro posto al mondo sulla terra come Venezia e bisogna salvarne la storia, le tradizioni, la cultura», commenta Denise Norton dall’Australia. «The unique identity and culture of Venice should be cherished not lost», l’appello di Ingrid Christensen, Christchurch, Nuova Zelanda.
«La decisione di provare a fare qualcosa è nata dai discorsi sempre più sconfortati con gli amici», racconta Spinazzi Lucchesi, «dal senso di frustrazione e indignazione per quello che vediamo tutti i giorni in questa città che non riconosciamo più: si è oltrepassato il limite, ma qualcosa si può ancora fare. Dobbiamo provarci. Come richiesta pratica avanziamo quella di bloccare temporaneamente i cambi d’uso per poter rifare le regole, iniziando dalla legge regionale sul turismo che ha liberalizzato B&B. Spero che il sindaco Brugnaro vorrà ascoltarci: importantissimo un suo intervento fattivo a nome del Comune». «Questa non è la solita petizione», scrive lo scrittore Michele Catozzi nel rilanciarla dal suo profilo Facebook, «quando le istituzioni locali abdicano al proprio ruolo, favorendo gli interessi dei singoli a detrimento del bene comune (per tacer del resto), tocca a noi, semplici cittadini, prendere l'iniziativa, prima che sia troppo tardi». «L’Unesco si riunisce a luglio e uno dei tre parametri di valutazione nel caso di Venezia è il suo spopolamento», commenta Marco Gasparinetti, del Gruppo25aprile, anche lui nel rilanciare la petizione via Fb, «la posta in gioco è la lista dei siti Unesco patrimonio dell’umanità in pericolo, che verrà aggiornata a luglio e che potrebbe creare la giusta pressione su chi ha gli strumenti per fare qualcosa di concreto».
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