Hellas Verona, cocaina in curva sud: blitz della polizia
Gli ultras di fede neonazista sniffavano nei bagni dello stadio Bentegodi. L’investigatore: «Centinaia di dosi ogni match»

Usavano i bagni della curva sud dello stadio Bentegodi per sniffare cocaina durante le partite in casa dell’Hellas Verona. “Centinaia di dosi, dall’inizio alla fine della partita”, raccontano gli investigatori della Squadra Mobile veronese, che hanno concentrato l’indagine sugli ultimi quattro match in casa del campionato dello scorso anno, quindi contro Empoli, Torino, Inter e Bologna. Dodici le misure cautelari emesse nei confronti di altrettanti ultras dell’Hellas, i duri e puri della curva, di dichiarata fede neonazista. E infatti lo spaccio, in questo caso, era totalmente gestito da italiani, veronesi doc, tatuati e fedelissimi alla dottrina della destra nera.

Gli investigatori del questore Roberto Massucci hanno documentato lo spaccio non solo all’interno dello stadio, ma anche nel bar antistante, punto di ritrovo della tifoseria prima dell’inizio di ogni partita. Ci sono le immagini che mostrano tutto: i festini delle teste rasate, tutti stipati nei bagni con le righe di coca pronte per essere sniffate.
All’alba di mercoledì (30 agosto) sono scattate le perquisizioni, 14 in tutto. Quello che hanno accertato i poliziotti della Mobile di Carlo Bartelli è infatti il primo livello di un’indagine che potrebbe portare molto più lontano. Resta infatti da capire dove si procuravano la droga gli italianissimi pusher con bicipiti gonfi e le croci celtiche tatuate.
Gli accertamenti mirano a verificare se ci sia o meno un rapporto diretto con la criminalità organizzata, italiana o straniera. Quel che è certo è che la cocaina scorreva a fiumi nella curva dell’Hellas, questo fa presupporre alla disponibilità di quantitativi importanti a disposizione degli ultras veronesi. Le persone destinatarie delle misure cautelari hanno tra i 20 e i 50 anni, dunque ci sono sia giovani leve che storici nomi della curva. Una curva che, è bene ricordarlo, ancora veleggiava sospinta dall’entusiasmo per la vittoria sulla Roma di sabato.
“Le condotte utilizzate per introdurre e smerciare droga all’interno dell’impianto sportivo hanno messo in luce il forte senso di impunità degli spacciatori dato dalla loro appartenenza al gruppo dei tifosi, votato al non rispetto delle leggi, dei regolamenti e dei comportamenti che caratterizzano una parte del mondo oltranzista degli ultras dell’Hellas Verona caratterizzato dalla volontà di assumere il “controllo” del settore “Curva Sud” dell’impianto sportivo veronese cercando di eludere le attività di controllo degli steward”, scrivono gli investigatori nel provvedimento che ha fatto scattare le misure.
La Questura di Verona mette in evidenza come il sistematico consumo di cocaina all’interno dello stadio comporti il rischio di episodi di aggressività e violenza, con un serio pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica. L’indagine ha riguardato anche un bar, storico luogo di ritrovo della tifoseria ultras dell’Hellas Verona che era stato adibito ad abituale e costante luogo di consumo di cocaina: per il locale pubblico è scattata la chiusura di 30 giorni.
Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati complessivamente 110 grammi di cocaina, 2,7 chili di hashish e 200 grammi di marjuana, bilancini di precisione e materiale per il confezionamento.
“Un’operazione di grande rilievo che ripropone il rischio di curve protese all’appropriazione del territorio ed alla esclusione del controllo dello Stato” ha detto il questore Roberto Massucci. “Ultrà non è sinonimo di illegalità ed è necessario stimolare la sensibilità dei Club nel lavoro con i tifosi anche rispettando spazi di colore e passione”.
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