Hai una libreria a Venezia? Devi pagare il plateatico

Librai contro la tassa considerata iniqua. La storia di Claudio e Carla che resistono circondati da ristoranti e take away 
Carla Baragiotta nella Libreria Miracoli
Carla Baragiotta nella Libreria Miracoli

VENEZIA. Le librerie pagano il plateatico come i bar e i ristoranti. E a differenza dei Pubblici esercizi non hanno alcuna riduzione delle tasse sui rifiuti o sul commercio. Una delle tante ingiustizie di chi si occupa di produzione culturale. Mentre in Francia si tutelano le librerie storiche, a Venezia si aspetta che chiudano, travolte dal turismo di massa o dagli affitti troppo alti.

In un panorama disastroso c’è anche chi prova a resistere. In campo Santa Maria Nova la piccola libreria Miracoli tenta di rilanciare. La gestiscono da anni Claudio Vascon con Carla Baragiotta e Veronica Calabria. Un luogo di altri tempi, con un patrimonio di diecimila volumi di ogni genere. Libri antichi e di storia veneziana, tomi di storia dell’arte e romanzi. Ma anche gialli e libri popolari. Come le bancarelle sulla Senna, la bottega di Claudio straripa di libri. Il suo minuscolo studiolo, ricavato nel retrobottega, è sommerso dalle pubblicazioni. «Non ci lamentiamo, riusciamo a vivere», sorride.

Claudio Vascon
Claudio Vascon

Negli ultimi mesi la libreria Miracoli ha acquistato nuove collezioni da privati, avviato una politica di vendita a prezzi che provano ad attirare nuovi lettori. «Abbiamo clienti che vengono dall’estero, francesi soprattutto», racconta Carla, «purtroppo sono un po’ in calo i veneziani e i giovani. Ma cerchiamo di mantenere il presidio».

Sono rimaste davvero poche le librerie attive nella città storica. La Marco Polo a Santa Margherita e la Goldoni, il Mare di Carta, la libreria universitaria a Ca’ Foscari e Iuav ai Tolentini, i fratelli Filippi, Bertoni in calle della Mandola, specializzato in volumi antichi. E, natuiralmente, i Miracoli. Bottega al civico 6062 di Cannaregio, mèta di appassionati e cultiri dei libri a stampa di un certo tipo.

«Fin quando resisteremo? Noi ce la mettiamo tutta», dicono i titolari, «certo se non si mettono nuove regole e tutele, le librerie sono destinate a chiudere».

Qualcosa si potrebbe fare subito, come propone invano l’associazione Librai. Come ad esempio facilitazioni per il plateatico e le tasse – concesse chissà perché a chi guadagna sul turismo e non a chi fa cultura – ma anche nuove regole per le vendite on line.

La concorrenza delle grandi catene è micidiale. Mondadori, Amazon, vendite via e-commerce hanno soppiantato in molti articoli la scelta del negozio di vicinato. E senza una regola che in qualche modo ci tuteli», dice Carla, «le difficoltà aumentano».

Intanto i tre coraggiosi librai provano a mettercela tutta per tenere aperta la loro «libreria indipendente». Circondata da bar e ristoranti, assediata da chi vorrebbe acquistarla per farne un altro take away. Ma diventata, a dispetto della tendenza generale, un punto di riferimento dell’intero quartiere e dei turisti «residenti», soprattutto stranieri, che hanno casa nelle vicinanze. «Ci proviamo», dice Claudio. E intanto mette in ordine i nuovi libri su Venezia che gli sono appena arrivati. Sono in gran parte usati. Ma tenuti benissimo.

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