Hacker e spacciatore A processo con i genitori
JESOLO. Il 17 maggio scorso era finito in manette al termine di un’operazione della Polizia postale in collaborazione con la Procura di Roma: era sospettato di aver violato numerosi siti istituzionali con la sigla del network internazionale “Anonymus”», assieme ad altri tre hacker italiani. I siti violati erano quelli della presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero della Difesa, della Polizia, dei Carabinieri, delle Capitanerie di porto; e ancora della Banca d’Italia, di Equitalia, di Trenitalia, dell’università Luiss di Roma, dell’Enel, della Siae e del Comune di Torino. Ieri, invece, Simone Lucchetta (28 anni, di Jesolo) è stato rinviato a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare di Venezia per detenzione e spaccio di medicinali contenenti sostanza stupefacenti, truffa ai danni dell’Asl 10 e falso: con lui, l’8 aprile del 2014, risponderanno davanti al giudice monocratico di concorso negli stessi reati anche i suoi genitori.
Utilizzando le sua capacità di hacker, stando alle accuse avanzate dal pubblico ministero veneziano Massimo Michelozzi, Lucchetta sarebbe penetrato in siti medici e avrebbe stampato fac simili di ricette, che poi avrebbe riempito, falsificando la firma di più di un medico. Con le ricette sarebbero stati il papà e la mamma a presentarsi nelle farmacie del circondario per acquistare l’OxyContin, un farmaco a distribuzione controllata e utilizzato come analgesico perché a base di oppio. Normalmente viene prescritto per pazienti con forti dolori causati dal cancro o dall’artrite.
Sempre secondo il capo d’imputazione, sarebbe stato poi Simone Lucchetta a venderlo a numerosi tossicodipendenti, che invece di ingerirlo (si tratta di pastiglie) lo polverizzavano per poi iniettarselo in vena.
Ieri la famiglia Lucchetta era difesa dagli avvocati Margherita Tonolo e Gianni Morrone, che non hanno chiesto riti alternativi e si sono battuti per ottenere il proscioglimento. Il giudice dell’udienza preliminare ha invece accolto le richieste del rappresentante della Procura, ritenendo gravi e sufficienti prove e indizi raccolti dagli investigatori del commissariato di Jesolo, che avevano svolto le indagini. Per quanto riguarda l’arresto del maggio scorso, invece, le indagini erano state compiute dal Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della Polizia postale, l'accusa era quella di aver compiuto attacchi nei confronti di siti di numerose istituzioni.
Le indagini erano iniziate nel 2011. Il ruolo di Lucchetta era considerato, dalla polizia, di primissimo piano quando il gruppo doveva scegliere quali siti attaccare.
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