«Ha sbagliato. Giusto allontanarlo da qui»
Una generale condanna da parte dei sandonatesi per le parole pronunciate dal 28enne Abdelbar Raoudi all'associazione culturale "Arrahma” di via Noventa. A San Donà anche dei connazionali del marocchino, che non era un imam, ma un semplice volontario. Molti non frequentano abitualmente il centro, pur rispettando i precetti della religione musulmana. Tutti hanno censurato il sermone pronunciato da Raoudi contro Israele. «Se ha detto quelle parole come effettivamente sono state tradotte», dice un operaio marocchino, «ha incitato all'odio e alla vendetta e questo non è giusto».
«È vero che nelle sezioni di certi partiti e movimenti politici si dice anche di peggio», riflette una signora in un caffè del centro, «ma quella è un'associazione culturale e luogo di preghiera a quanto abbiamo capito, che professa la misericordia, ovvero il significato del nome di quell'associazione, e quindi quel comportamento e quelle parole sono state sbagliate».
La maggior parte dei sandonatesi non sapeva neppure dell'esistenza di quella associazione culturale islamica, o di altre che esistono da molto più tempo. Presso il centro commerciale Aquilegia, in via Noventa, dove si trova "Arrahma", nei pubblici esercizi, uffici, supermercati e negozi è palpabile una certa diffidenza di gestori e clienti: «Vedevamo un via vai di islamici, in tutto una cinquantina. Nessuno ha mai creato problemi, dobbiamo precisarlo, ma la gente si è allontanata da queste parti e c'è chi ha perso lavoro proprio perché la loro presenza è forte e genera un certo distacco da parte della gente che magari preferisce altri luoghi».
Chi accende il dibattito è Ennio Mazzon, dell'omonima lista civica. Mazzon, mussoliniano convinto, non ha mezze parole: «Bisognerebbe obbligarli a parlare italiano, perché non sappiamo le parole che usano nei sermoni, figuriamoci quando si rivolgono a noi in arabo. La posizione del sindaco Cereser è stata finora soft, per non dire ambigua, mentre noi tutti vogliamo prese di posizione forti e definite per impedire che queste persone commettano violazioni delle nostre leggi e morale che devono essere preservate e difese a oltranza anche in nome della nostra cultura e religione». (g.ca.)
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