«Ha perso il lavoro e rischia lo sfratto? Pago io i 700 euro»

Una cittadina offre il proprio aiuto al 33enne Marco Soldan padre di cinque figli, per pagare le spese di condominio
Di Simone Bianchi
Interpress/Mazzega Pellicani Venezia, 23.11.2013.- Casa di Soldan Marco.-
Interpress/Mazzega Pellicani Venezia, 23.11.2013.- Casa di Soldan Marco.-

VENEZIA. Aveva lanciato un appello pochi giorni fa, chiedendo aiuto per la sua famiglia, e in poche ore lo ha trovato. Una concittadina veneziana ha infatti letto l’articolo pubblicato dalla Nuova con la storia di Marco Soldan, 33enne della Giudecca che ha perso il lavoro lo scorso anno e ha una famiglia con moglie e cinque bambini, il più grande dei quali affetto da distrofia muscolare.

Il problema ulteriore era legato all’impossibilità di pagare le spese condominiali, circa 700 euro per un anno, all’ente proprietario della casa in cui abita, l’Ater. Questo apriva le porte a un rischio concreto di sfratto, ma l’intervento di questa concittadina che ha chiesto l’anonimato non volendo fare pubblicità attorno a sé, potrebbe risolvere la situazione di grande emergenza che ha colpito questa giovane famiglia. «Quello che stiamo vivendo è un momento molto particolare», dice la donna. «Chi ha di più può dare una mano a chi ha di meno, e sarebbe bello vedere che molte più persone intraprendono questa strada. Abbiamo già scritto all’Ater chiedendo chiarimenti sulla vicenda, e offrendoci di saldare il debito del signor Soldan, così da evitare qualsiasi rischio di sfratto per la sua famiglia. E abbiamo anche chiesto, qualora arrivassero altri aiuti dalla città, come verrebbero spesi quei soldi». Una generosità che per la famiglia Soldan equivarrebbe a una autentica boccata di ossigeno, non fosse altro per la sola busta paga da 500 euro su cui possono contare i genitori e i cinque bambini. La storia di Marco Soldan, residente al civico 962 a due passi da Campo Marte alla Giudecca ha quindi toccato il cuore. Soprattutto dopo aver perso il suo lavoro lo scorso anno e senza riuscire in alcun modo a trovarne un altro. E partendo dal fatto che non trova aiuto neppure dal Comune visto che fondi disponibili non ce ne sono. «Lavoravo in un locale a Rialto, ma poi ha chiuso e sono rimasto a terra», spiega il capofamiglia. «In questi mesi ho bussato a tante porte, ma da nessuna parte c’era la possibilità di lavorare. La risposta è sempre stata la stessa: siamo già a posto con il personale. Nei giorni scorsi ho pure scoperto che c’era un bando regionale per poter magari entrare in graduatoria e ricevere un sussidio. Nessuno ce lo ha segnalato, e così ho perso pure questa occasione, visto che scadeva giovedì scorso. In Comune ho chiesto aiuto ai Servizi sociali, ma non ci sono soldi, e viviamo in sette con solo la busta paga di mia moglie, appena 500 euro al mese». Ma adesso, grazie all’intervento di questa persona, la storia potrebbe avere un lieto fine.

Simone Bianchi

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