«Ha devastato e ucciso migliaia di giovani»
MESTRE. «L’importante operazione che ha stroncato un grande traffico di droga, in particolare cocaina, in corso da anni tra Venezia e Padova» commenta il sociologo Gianfranco Bettin , «conferma che pezzi importanti della vecchia mala del Brenta non hanno affatto smesso i loro loschi affari neanche dopo i colpi ricevuti in seguito al pentimento di Felice Maniero.
«Al contrario», scrive il sociologo che ha sempre seguito le gesta della malavita locale, «hanno proseguito, oltre che in vari comparti del crimine (compreso il riciclaggio in attività “pulite”), nel business più letale e redditizio - la droga, appunto - che ha da sempre caratterizzato la loro storia. A questa banda, e alle sue diverse propaggini e metamorfosi nello spazio e nel tempo, si devono infatti la morte e la devastazione umana e sociale di migliaia e migliaia di giovani, delle loro famiglie, di interi territori».
«Il colpo portato dalla Polizia è davvero significativo», riconosce Bettin, «per di più, conferma quanto emerso da tempo e ribadito in questi giorni da notizie che vedono sia insospettabili e incensurati (figure indispensabili) sia vecchie conoscenze del crimine attivissimi nel narcotraffico, facendo della nostra area un punto cruciale di investimento in cui grossa e media intermediazione di droga, vendita d’alto bordo, spaccio di strada si incrociano con effetti pesantissimi e si riversano poi nell’investimento dei proventi nel riciclaggio (come dimostrano i sessanta immobili sequestrati ieri dalla Polizia di Stato di Venezia a un altro narcotrafficante veneziano di grosso calibro)».
«I mercanti di morte», conclude il sociologo, «sono dunque più attivi che mai e si giovano anche di una diffusa distrazione dell’opinione pubblica - assecondata da una politica in genere cieca e muta su queste cose - più sensibile ad altri fenomeni di degrado, certamente pericolosi e molesti, e meno attenta a questi, di gran lunga i più devastanti per le persone e per la comunità».
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