Guerra sul Fontego, pronta una lettera

Koolhaas e lo Studio Oma la invieranno a Benetton se le contestazioni mosse sui lavori non trovassero risposta
Di Enrico Tantucci
AGOSTINI VENEZIA 16.05.2008.- FOTO AEREA DEL FONTEGO DEI TEDESCHI (POSTE CENTRALI), VICINO AL PONTE DI RIALTO.- INTERPRESS
AGOSTINI VENEZIA 16.05.2008.- FOTO AEREA DEL FONTEGO DEI TEDESCHI (POSTE CENTRALI), VICINO AL PONTE DI RIALTO.- INTERPRESS

Potrebbe ora essere formalizzata prossimamente con una lettera indirizzata a Edizione - la società del gruppo Benetton proprietaria del Fontego dei Tedeschi - la contestazione ancora sotto traccia di Rem Koolhaas e dello Studio Oma, lamentando di fatto, negli ultimi mesi, una sostanziale esclusione dal cantiere in corso, senza più neppure quel ruolo di consulenza che pure formalmente il gruppo di Ponzano gli avrebbe contrattualmente riconosciuto.

Un passo ulteriore, che metterebbe nero su bianco il malumore dell’archistar olandese e dei suoi collaboratori su un terreno delicato, come quello dell’intervento in corso e che potrebbe preludere, in assenza di una composizione, anche a iniziative clamorose.

Come quella del ritiro della forma dal progetto di trasformazione del Fontego dei Tedeschi del grande architetto olandese.

Perché - e qui sta la delicatezza della questione - da parte dello staff di Koolhaas si denuncerebbero vere e proprie modifiche al progetto per la trasformazione del complesso cinquecentesco in grande magazzino. Cambiamenti legate alle esigenze del nuovo gestore del Fontego, il gruppo Dfs (Duty Free Shops, divisione di grandi magazzini del lusso del colosso multinazionale Lvmh (Louis Vuitton Moet Hennessy, che ha “virato” il progetto inizialmente previsto per il Gruppo La Rinascente proprio sul fronte del lusso.

Si parlerebbe addirittura ma di una porticina che verrebbe creata all’interno del complesso per consentire l’accesso privilegiato ai clienti vip del nuovo grande magazzino.

Si tratta, come si può capire, di una questione da maneggiare con la massima cura tra le parti, ma che nasce dalla sostanziale esclusione di Koolhaas e dello Studio Oma dalla seconda fase dei lavori del Fontego: quella appunto dell’allestimento del nuovo grande magazzino, che Dfs ha affidato interamente all’architetto britannico Jamie Fobert, con idee molto diverse - a quanto pare - da quelle di Koolhaas. Formalmente Fobert e Dfs dovrebbero prendere possesso del Fontego solo dalla fine del gennaio del 2016, quando i lavori di trasformazione saranno conclusi, per subentrare negli allestimenti e aprire al pubblico il grande magazzino tra giugno e luglio 2016. Ma in realtà - a quanto pare - si farebbero già sentire.

Si tratta ora di capire se - come sarebbe forse nell’interesse di tutte le parti - si arriverà a una conciliazione, facendoin modo che il dissenso di Koolhaas e dello Studio Oma rientri, magari con una riammissione a tutti gli effetti in cantiere o se la «grana» del Fontego dei Tedeschi è destinata ad esoplodere sino alle sue estreme conseguenze. Da parte sua Dfs - interpellata - non rfilascia per ora commenti sulla vicenda anche perché formalmente essa non la riguarda (ancora), essendo sorta tra Koolhaas e lo Studio Oma e il suo committente Edizione. Ma certo la pubblicità su questa vicenda ancora tutta da chiarire non fa piacere a nessuno.

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