Guerra dell’Angelo l’Asl mette in freezer 32 milioni di euro
MESTRE. Nessuno sa come andrà a finire il braccio di ferro con Veneta Sanitaria finanza di progetto (Vsfp) e per evitare di dovere - eventualmente - pagare anche gli interessi l’Asl 12 ha deciso di chiedere al giudice di mettere sotto sequestro e gestire 32 milioni di euro nelle disponibilità dell’Asl stessa. È una particolare forma di sequestro - detto liberatorio - che può essere disposto dal giudice solo su iniziativa del debitore che si voglia cautelare in vista della decisione nel merito al fine di non pagare gli interessi. «Ne consegue che, una volta che sia stato disposto il sequestro liberatorio della somma che si assume dovuta, nel caso che il giudizio di merito si chiuda con la condanna del debitore», per citare le parole della sentenza della Corte Cassazione 10992 che spiega bene di che cosa si stia parlando, «egli non può essere chiamato a rispondere anche per gli interessi e la rivalutazione sulla somma dovuta».
La decisione di chiedere il congelamento della somma al giudice - la richiesta sarà formulata nei prossimi giorni - è stata presa con una delibera firmata pochi giorni fa dal direttore generale Giuseppe Dal Ben anche su indicazione del legale Guido Barzazi, che sta seguendo la complicata vicenda che vede contrapposti l’Azienda sanitaria e la Veneta Sanitaria, società che gestisce i servizi dell’Angelo costituita dalle aziende - capofila l’Astaldi, presente anche la Mantovani - che hanno costruito l’ospedale dell’Angelo attraverso procedura del project financing nella stagione di Giancarlo Galan alla guida della Regione e di Antonio Padoan alla guida dell’Asl veneziana.
È un capitolo sul quale ha acceso un faro anche la Procura della Corte dei Conti che da mesi sta indagando sulla conclusione e sulla convenzione firmata tra l’Asl e la società e anche sui costi dell’attività di laboratorio. Già da tempo Dal Ben ha dato ai suoi uffici l’ordine di auto-ridurre i pagamenti delle fatture alla Veneta Sanitaria sulla base dei parametri di riferimento della Regione per quei determinati servizi. Così, ad esempio, l’Asl 12 ha deciso di pagare il 47 per cento di quanto pagava prima per le pulizie o il 68% di quanto previsto dalla convenzione per la voce che riguarda la ristorazione dei dipendenti. Dal Ben ha insomma promosso una minuziosa spending review sull’entità delle prestazioni fornite dalla società privata. Una partita, appunto, da 32 milioni di euro, al centro di un arbitrato promosso dalla società Veneta Sanitaria e difesa dagli avvocati Marco Annoni e Davide Mastrantoni del foro di Roma, che hanno chiesto la restituzione degli importi trattenuti attraverso decisioni ritenute illegittime e infondate da parte dell’azienda pubblica. Qualunque sia la decisione del collegio arbitrale, avrà ricadute pesantissime: perché, se vincono i privati, l’Asl dovrà sborsare i 32 milioni di euro, e tornare a pagare i servizi a tariffa piena; mentre se vince l’Asl i privati potrebbero valutare di rinunciare alla convenzione, non ritenendola più redditizia, ma chiedendo però un risarcimento.
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