Guardiacaccia senza armi «Troppi rischi, lasciamo»

Assicurano il controllo di caccia e pesca fronteggiando persone con fucili Ora gli verranno ritirate le pistole: «Non potremo più svolgere il nostro lavoro»
Di Giovanni Cagnassi

Niente più arma alle guardie giurate particolari venatorie, i volontari organizzati dalle associazioni venatorie della provincia. La loro protesta sta per esplodere in tutto il Veneto Orientale, uno dei territori in cui caccia e pesca sono più diffuse e necessitano di imprescindibili controlli.

Sono i guardiacaccia volontari che danno supporto alla polizia provinciale e alle forze dell'ordine nella tutela dell'ambiente e nel controlli su caccia e pesca in queste zone dall'ecosistema molto delicato. In questi giorni sono già in fermento e pronti a iniziare una protesta molto sentita.

Il Comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico ha esaminato anche la loro condizione, valutando in particolare il fatto che indossando la divisa e una fondina con tanto di arma da fuoco, nella fattispecie una pistola, possono essere scambiati per le forze di polizia stesse. Loro hanno risposto che la divisa è stata approvata a livello di ministero e che la pistola è uno strumento assolutamente necessario per difendersi e svolgere la loro azione di supporto nei controlli in tutta la vasta area da tutelare.

In una recente riunione che si è svolta al ristorante Vecio Piave di Caposile con alcune delle guardie storiche del Veneto Orientale, è stata discussa questa decisione del comitato provinciale, orientato a non concedere più il rinnovo del porto d'armi.

E, infatti, già in questa fase le guardie volontarie non portano la pistola alla fondina. Hanno passato al setaccio atti e archivi di giornali, ricordato episodi di aggressione, addirittura di omicidio di guardie nel contrasto ai bracconieri. E poi un'infinità di scontri molto violenti in cui sono state coinvolte soprattutto nella dura lotta al bracconaggio che è sempre incombente in questa area così appetibile. Hanno raccolto tutti i dati e le storie tramandate per dimostrare la necessità di avere una pistola con cui difendersi da persone che a loro volta sono armate e hanno dimostrato di avere reazioni anche molto violente e fuori controllo.

«Non possiamo certo svolgere la nostra azione di supporto senza un'arma», spiegano, «e le associazioni venatorie sono d'accordo su questo. Noi lavoriamo con la polizia provinciale e le forze dell'ordine in tutto il territorio e siamo altrettanto a rischio. Organizziamo corsi specifici, formazione molto seria e severa nella costante selezione dei volontari. Toglierci la pistola vuol dire far cadere uno dei presupposti per la nostra azione capillare nel controllo di caccia e pesca e dell'ambiente».

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