Guardia medica senza personale: proteste a Mestre

Il caso di Michela Marchiori: «Tutta la notte per prendere la linea, chiamavo da Mestre e mi rispondevano da Murano»

Marta Artico
Allegranzi Francenigo Guardia medica
Allegranzi Francenigo Guardia medica

MESTRE. Ore per prendere la linea e quando finalmente dall’altra parte del telefono qualcuno risponde, il consiglio è di andare al pronto soccorso a farsi visitare.

«Occupato, non risponde nessuno, mi mettono in attesa». È un trend topic di questi mesi, quello di lanciare alert sui social per cercare di capire se il numero composto è quello giusto. Tanto che c’è chi consiglia di contattare direttamente il 118 o addirittura, se è urgente, di chiamare i carabinieri e farsi passare la guardia medica da loro.

A raccontare il suo caso è Michela Marchiori, residente a Carpenedo, che nei giorni scorsi, dopo essere stata in spiaggia, ha notato che il suo piede iniziava a gonfiarsi in modo preoccupante. E siccome il medico di base era in ferie e i consigli del sostituto non davano riscontro, la sera di mercoledì visto che l’arto era dolorante e sempre più gonfio, ha chiamato la guardia medica.

«Erano le 20.15, ho atteso che aprisse» spiega «Quarantacinque minuti solo per prendere la linea. Quando finalmente ci riesco, mi risponde un medico dall’isola di Murano al quale spiego i miei sintomi. È stato molto gentile, mi ha detto che dovevo parlare con il mio distretto di riferimento, che lui apriva una segnalazione che mi avrebbero chiamato, testuale, di stare vicina al telefono e poi mi avrebbero fissato un appuntamento. Che secondo lui poteva essere un’infezione».

Continua: «Il male cresceva ma mi aveva detto “a breve sarà chiamata” e quindi sono andata ad aspettare. Passano dieci, venti, un’ora, niente da fare. Alle 23, dopo due ore, mi rimetto a chiamare, e incomincia la trafila: prendo la linea dopo altri quaranta minuti e questa volta mi risponde un medico dal centro storico di Venezia, il quale mi ascolta E dice che non ha ricevuto nessuna segnalazione. Mi fa capire che non sarebbe suo compito, ma visto che glielo chiedo e vista la situazione, apre un’altra segnalazione e mi consiglia di attendere la chiamata. Che fare? Mi punto la sveglia a mezzanotte e mezzo, era notte fonda. Attendo la chiamata, che non arriva, avevo un male cane».

Niente da fare. «All’una e mezza del mattino ho deciso di ricominciare a chiamare e finalmente mi ha risposto un medico del distretto di Favaro il quale mi dice che lui di segnalazioni non ne ha ricevuta nemmeno una, che sono in tre e che se fosse stata fatta l’avrebbe vista. Mi dice che vedermi non sarebbe servito a nulla visto il mio caso e mi rimanda al pronto soccorso».

La donna ha atteso l’alba e poco prima delle sette del mattino si è recata in ospedale, dove le sono stati eseguiti ogni tipo di esame, dalle radiografie alla visita reumatologica alle prove per capire se si poteva trattare di malattia infettiva.

Chiude: «Un calvario per trovare la linea libera, farsi rispondere, trovare qualcuno del tuo territorio, non ha senso. Almeno potrebbero smistare le chiamate, prendere qualcuno alla stregua di quando c’era il Covid. Poteva essere nulla di grave ma anche una flebite acuta e magari poteva partirmi un trombo, quando chiami non lo sai e lo fai perché stai molto male. Invece ti rispondono da qualsiasi parte e ti dicono che non possono fare nulla».

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