Guadagni illeciti, contratti al setaccio
VENEZIA. «Stiamo valutando le modalità di esecuzione dei contratti che chi gestisce Conetta ha stipulato con lo Stato italiano tramite la Prefettura. Stiamo valutando come è stato applicato quel contratto e se sono stati rispettati tutti gli elementi che dovevano essere rispettati o se vi siano stati dei guadagni illeciti nell’erogazione dei servizi».
Così il procuratore capo Bruno Cherchi fa il punto sull’indagine penale che ha puntato i riflettori sul centro di accoglienza richiedenti lo status di rifugiati di Conetta, tante volte alla ribalta delle cronache per le proteste degli ospiti, che hanno denunciato condizioni inaccettabili e sovraffollamento. Ieri, lungo incontro nello studio di Cherchi con il procuratore aggiunto Adelchi d’Ippolito e la sostituto procuratore antimafia Lucia D’Alessandro e i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Venezia, che giovedì hanno perquisito le abitazioni e gli uffici dei quattro responsabili della Edeco di Padova che ha in gestione il contestato campo di accoglienza di Cona - la presidente Sara Felpati, il marito Simone Borile responsabile tecnico, Gaetano Battocchio ex presidente di Ecofficina e Annalisa Carraro, consigliera di amministrazione - e di due funzionari della Prefettura di Venezia. I primi quattro sono indagati per associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture: al setaccio degli inquirenti qualità dei pasti, sovraffollamento delle strutture, corsi di italiano, subappalti non autorizzati, pulizia.
Le denunce degli ospiti e dei parlamentari in sopralluogo sono state tante in questi mesi, ma l’indagine è nata - ha detto il procuratore - da segnalazioni della Polizia giudiziaria, nel corso dei molti interventi di questi mesi. Quanto al vice prefetto e a un funzionario della Prefettura sono sospettati di rivelazione di segreto d'ufficio: avrebbero avvisato in anticipo i responsabili della cooperativa delle visite ispettive “a sorpresa”, permettendo loro di sistemare le cose. Perché l’avrebbero fatto, la Procura non lo chiarisce ancora: «Stiamo accertando i contatti avuti tra i funzionari della Prefettura e i gestori del campo di Cona», risponde il procuratore Cherchi, «non ci sono ipotesi di pilotaggio di appalti e nemmeno è emerso che possa esserci una “talpa” a Ca’ Corner. Anzi, il prefetto Carlo Boffi ha collaborato alle attività d'indagine». La Procura, comunque, verificherà anche la testimonianza resa l’altra sera nel corso di una puntata di “M di Michele Santoro” da una ex dipendente della coop, che ha dichiarato: «Il prefetto faceva delle visite e stranamente si sapeva già la data e venivano approntate misure straordinarie». Oggi a Cona sono ospitati circa 700 richiedenti asilo, ma quest’estate erano oltre 1.300: ricevevano cibo, abiti, accoglienza (che è anche spazio vitale) come da accordi con lo Stato?
Intanto ieri la Prefettura di Venezia ha diramato una nota nella quale - senza entrare nel merito dell’indagine - ricorda che nella struttura sono stati effettuati nel corso del 2017 controlli da parte di vari enti su alimentazione, igiene e profilassi, condizioni di soggiorno e risorse impiegate e che sulla base dei risultati delle ispezioni e dei controlli, la Prefettura ha avviato nei confronti della cooperativa «la procedura di contestazione delle irregolarità accertate» che si è concluso il 13 giugno 2017 con l’applicazione di penali contrattuali per 318.897 euro. Contro le sanzioni la coop ha presentato ricorso in Tribunale civile.
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