Green Power, ore decisive si apre un tavolo in Regione

Alla fine dello scorso anno sono già partite 36 lettere di licenziamento Lavoratori sul piede di guerra, si tratta per un’intesa sugli ammortizzatori sociali

MIRANO. Anno nuovo, vecchi problemi, soprattutto per i 71 dipendenti della Green Power di Mirano, ancora alle prese con un 2016 quanto mai incerto, che porterà 36 di loro fuori dall’azienda, licenziati dopo gli esuberi dichiarati dalla proprietà a novembre.

Il 2015 si è concluso con un nulla di fatto sul fronte delle trattative tra proprietà e parti sociali e adesso il bandolo della matassa verrà ripreso mercoledì 13 alle 11 di quel giorno si apre infatti il tavolo istituzionale in Regione, dove le parti tenteranno di trovare un accordo in particolare sugli ammortizzatori sociali da mettere in campo per affrontare la riorganizzazione aziendale voluta dai vertici societari per adeguarsi al mercato. Il tavolo in Regione arriva dopo gli incontri di novembre e dicembre a Confindustria: per i sindacati l’unica via d’uscita resta aprire a contratti di solidarietà, Green Power punta invece a una cassa integrazione a zero ore, inaccettabile per la Fiom-Cgil. Così dicembre è stato segnato da scioperi anche molto coreografici, che hanno coinvolto i lavoratori ai cancelli della sede di Zianigo e in piazza Martiri, di fronte al municipio. In strada giovani dipendenti, neolaureati o quasi, che sull’ingaggio a Green Power avevano scommesso un avvio di carriera alquanto incoraggiante, assunti da un marchio leader in Italia nel campo del fotovoltaico e delle energie rinnovabili. Un settore in espansione fino a qualche anno fa. Peccato però che la crescita abbia interessato solo una parte dell’impegno aziendale, determinando presto uno squilibrio tra l’ufficio tecnico, divenuto in gran part inutilizzato e quello commerciale e amministrativo. Green Power ha così deciso di esternalizzare alcune attività, snellendo i reparti diventati nel frattempo sovradimensionati.

L’ufficio tecnico, situato nella sede staccata di via Accopè Fratte, sarà il primo a chiudere i battenti e gran parte dei suoi lavoratori sono tra i destinatari delle lettere di licenziamento inviate il 10 novembre scorso. Per la Fiom tuttavia l’azienda è in salute, i bilanci in attivo e accusa i vertici di voler solo far pagare ai lavoratori il costo delle ultime compravendite azionarie. Recentemente il gruppo guidato dai fratelli Christian e David Barzazi ha ceduto il 51% del capitale sociale a GGP Holding Srl, società controllata dalla milanese Innovatec Spa, per un controvalore di 7,6 milioni di euro. I lavoratori giurano che la lotta è solo all’inizio.

Filippo De Gaspari

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