Grandi opere e porto, Costa accusa: «Conca sbagliata»
VENEZIA. L’off-shore si farà. Il bando di gara partirà in aprile, il progetto è già stato approvato con alcune prescrizioni. Paolo Costa ne è sicuro, e tira dritto rispetto alle opposizioni degli scettici, ai dubbi del governo e del Pd, a chi scommette che i soldi dei privati, alla fine non arriveranno. «Ci sono, se il governo assicura che metterà la parte pubblica». Perché impegnare due miliardi di euro in un’isola portuale a otto miglia dalla costa e poi trasportare merci e container con barche più piccole? Secondo Costa «è l’unico modo per preservare la laguna». Senza scavare i fondali per garantire l’accesso alle navi transoceaniche sempre più grandi, che pescano fino a 22 metri. Dunque, il porto commerciale si sposta in alto mare. Sembrano passati secoli da quando il dibattito, avviato in Consiglio comunale nel 2002 con Costa sindaco, puntava a costruire una conca di navigazione a Malamocco per consentire l’accesso delle grandi navi al porto anche con le paratoie del Mose chiuse.
Presidente Costa, il cambio di rotta significa che quella era una scelta sbagliata?
«No. Certo che la conca non è stata realizzata come si doveva».
Vuol dire che il progetto è sbagliato?
«Dico che l’allineamento è sbagliato, e le grandi navi commerciali non riescono a entrare. È sbagliata anche la lunata».
Chi pagherà questi sbagli?
«Loro, chi li ha fatti».
Lei sta dicendo che la conca fatta così, costata centinaia di milioni di euro, non serve più al porto?
«Stiamo cercando di convincere il Magistrato alle Acque a modificarla. È evidente che ci sono dei costi aggiuntivi».
Off-shore: il progetto è stato bocciato dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici?
«No, assolutamente. Il Consiglio superiore ha dato delle prescrizioni sul primo progetto, quello fatto dal Consorzio Venezia Nuova, Mantovani e Tethis».
Non è più lo stesso?
«Lo abbiamo completamente rivisto. Era stato concepito nell’ambito della Legge speciale per i petroli, pagato con i soldi pubblici. Adesso non c’è più la diga in massi, costava troppo, le protezioni sono fatte con cassoni».
Ma adesso il progetto non lo fanno più le imprese del Mose?
«Con la Legge Finanziaria del 2014 è stata autorizzata l’Autorità portuale, con il primo finanziamento del Cipe».
Molti si chiedono se sia necessario costruire un nuovo porto a otto miglia dalla costa.
«La strada è obbligata se non vogliamo scavare la laguna fino a 20 metri. Anche a Ravenna hanno detto di no a scavare i fondali a 13 metri. Le grandi navi non potranno entrare in laguna».
Vale anche per le navi da crociera?
«Quelle sono grandi, ma pescano nove metri, il discorso è diverso».
Le alternative alle grandi navi sono legate al destino del progetto off shore?
«No, non c’entra».
Ci sono novità sul fronte dei progetti alternativi?
«Io spero ce ne saranno presto. Il ministero delle Infrastrutture ci ha autorizzato a fare il Sia, lo Studio di impatto ambientale».
Il ministro Delrio ha fatto pressioni per un progetto invece di un altro?
«Ha detto al ministero dell’Ambiente che c’è un progetto condiviso in sede tecnica, cioè dal Porto e in sede politica locale, cioè dal Comune. Chiedendo che sia esaminato dalla commissione Via. Noi speriamo si faccia presto. Al convegno degli armatori a Fort Lauderdale diremo che la soluzione è vicina».
Ci sono alternative caldeggiate anche dai comitati come il porto al Lido, progetto De Piccoli-Duferco.
«Per le soluzioni a breve termine non è possibile, il Porto ha dato parere contrario».
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