Grandi navi a Venezia, caos sui percorsi alternativi

VENEZIA. Grandi navi, le alternative a San Marco devono fare i conti con il mutato quadro politico. Che fine faranno le indicazioni del governo uscente dopo il rinnovo del Parlamento e la maggioranza ai due nuovi vincitori, i Cinque Stelle e la Lega?
«Noi andiamo avanti per mettere in pratica le indicazioni del Comitatone del 7 novembre», dice sicuro il presidente dell’Autorità portuale, Pino Musolino. Studi e approfondimenti sulla “fattibilità” dello scavo del canale Vittorio Emanuele. Progetto per il nuovo terminal per grandi navi a Marghera. E “centralità della Marittima”. Sono i tre punti che Comune e Porto avevano portato insieme al Comitatone. Adesso dovranno fare i conti con il nuovo governo. E con la bocciatura del Piano morfologico della laguna decisa dai ministeri. «Andremo avanti compatti su questa linea», ribadisce l’assessore Massimiliano De Martin, «oggi non si discute più di mandar via le navi, ma di come devono entrare in laguna. Speriamo che il nuovo governo ci dia risposte su questo». Marghera è la strada che l’Autorità portuale persegue. «Ce lo ha detto il Comitatone», dice Musolino, «anche se in Italia i tempi per le infrastrutture sono lunghi. Bisogna avere pazienza». Scenario definito? Non proprio. Perché per la decisione finale sulle alternative alle grandi navi a San Marco le opinioni della politica sono ancora lontane. Non vogliono navi in laguna i Cinque Stelle, difendono la Marittima la Lega e il centrodestra, spinge per Marghera il Pd.
Tra pochi giorni la Capitaneria di porto dovrebbe emettere l’ordinanza che disciplina il traffico in Bacino San Marco in attesa del progetto alternativo. «Ci saranno restrizioni, e soprattutto indicazioni precise per ammettere solo le navi sicure e non inquinanti di ultima generazione», si limita a dire l’ammiraglio Goffredo Bon, comandante della Capitaneria. Ma dopo sei anni dal naufragio della Costa Concordia e dall’ordinanza Clini-Passera occorrerà trovare le alternative. Come chiedono l’Unesco e l’opinione pubblica mondiale. Quali le possibili soluzioni?
Marghera. Pur con l’opposizione dei comitati, resta l’ipotesi più probabile. Quella su cui il governo Gentiloni si è speso, trovando anche l’accordo di Comune, Autorità portuale, Regione e operatori. Non ci stanno i sindacati, che temono contraccolpi sulle attività produttive di Marghera. A favore dell’ipotesi Marghera è il Pd, anche il centrodestra – Lega compresa – che però ci tiene a mantenere la «centralità della Marittima». Contrari i Cinquestelle.
Vittorio Emanuele. Soluzione da sempre caldeggiata dal sindaco Brugnaro. Per collegare la Marittima con la bocca di porto di Malamocco. Ipotesi allo studio, ma non ancora autorizzata perché presenta non poche difficoltà tecniche.
Duferco. Il progetto Venice cruise 2.0, elaborato da Duferco e Cesare De Piccoli prevede la costruzione di un nuovo terminal per le crociere al Lido, davanti all’isola del Mose. Collegamenti con l’attuale Marittima, che rimarrebbe home port, con vaporetti ecologici. Un progetto che ha avuto parere favorevole dalla commissione per la Valutazione di Impatto ambientale del ministero. Ma non piace al Porto e nemmeno al Comune, che ha votato contro il progetto a maggioranza, due anni fa.
Lido. Altri due i progetti in campo per portare le grandi navi «fuori dalla laguna». Uno firmato da Luciano Claut, ex assessore Cinquestelle del Comune di Mira e dal naturalista Lorenzo Bonometto. L’altro da Stefano Boato, Maria Rosa Vittadini per un terminal galleggiante e rimovibile.
Contorta. Ormai archiviato lo scavo del canale proposto da Paolo Costa, bocciato anche dalla commissione Via.
Il Piano morfologico. Un’altra grana per lo sviluppo del porto in laguna. Con decreto firmato il 21 marzo scorso, i ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali hanno bocciato il nuovo Piano Morfologico della laguna, accogliendo le osservazioni negative pervenute dalle strutture tecniche. Il Piano, avviato nel 2011 dal Consorzio Venezia Nuova-Magistrato alle Acque era stato duramente contestato dai comitati e dalle associazioni ambientaliste. Numerose le osservazioni, che riguardavano in particolare le carenze sul fenomeno dei sedimenti e sui danni causati all’equilibrio lagunare dal transito delle grandi navi e dallo scavo di nuovi canali, per la pesca non autorizzata.
I comitati. No Grandi Navi e Ambiente Venezia cantano vittoria. «Anche stavolta avevamo ragione», dicono, «avevamo presentato osservazioni su quei punti. Adesso il Piano dovrà essere riscritto. Ci domandiamo quanto sia costato, e abbiamo chiesto alla Corte dei Conti di aprire un’indagine».
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