“Grandi manovre” nel Pd per i prossimi congressi

Presentati i sei documenti congressuali in una sala del Vega gremita di gente Niente candidature unitarie, braccio di ferro tra i renziani e gli oppositori
Di Mitia Chiarin
agenzia candussi giornalista chiarin. convegno PD presso sala Lybra, VEGA, via delle industrie 19 marghera
agenzia candussi giornalista chiarin. convegno PD presso sala Lybra, VEGA, via delle industrie 19 marghera

Riflettori puntati sul Partito democratico veneziano e metropolitano che si avviano da febbraio ai congressi per eleggere i nuovi gruppi dirigenti del partito. Ieri i sei documenti congressuali si sono presentati al Vega in una sala gremita di gente e interesse. Stavolta i congressi non saranno all’insegna di candidature unitarie. Ma i nomi per ora restano sullo sfondo, segno che le grandi manovre sono ancora in corso.

Nella sala Lybra del Parco Vega, ieri nel confronto organizzato dal segretario uscente metropolitano Marco Stradiotto e aperto dalla relazione di Luca Romano sulla città metropolitana, si è capito che questo congresso straordinario del Pd di Venezia, uscito diviso dalla sconfitta delle urne, è una transizione verso il congresso nazionale, tra un anno e mezzo. E sarà difficile mettere da parte anche i diversi giudizi sul governo Renzi che emergeranno netti con il prossimo referendum costituzionale d’autunno. Si fanno chiamare volentieri filogovernativi i renziani che hanno schierato un terzetto di sfondamento, con Andrea Ferrazzi, Francesca Zottis e Bruno Pigozzo per spiegare la loro proposta al partito. «Serve una nuova tensione morale senza aver paura di non andare sempre d'accordo», ribadisce Francesca Zottis. Ferrazzi e Pigozzo elencano tante questioni cardine dell’area metropolitana, dall’Urbanistica alla sanità. Tra filogovernativi e sinistra Pd sono volate scintille per le critiche dei primi alla Fondazione Rinascita e alla vicenda Mose. Ma si cerca anche un dialogo: alle parole di Pierpaolo Baretta che ha auspicato una sintesi tra i vari documenti, Davide Zoggia risponde con un apprezzamento e chiedendo che il Pd «torni ad essere il riferimento di una opposizione intelligente, con una voce autorevole su questioni come grandi navi, lavoro Porto Marghera». Gli ex Ds e cuperliani chiedono un confronto con le altre componenti per organizzare assieme un altro incontro pubblico entro due settimane. Anche perché ieri, spiega Michele Mognato, il documento per il comunale non è stato presentato. E Stradiotto cerca di rimediare aprendo subito ad un nuovo confronto.

Critici con i filogovernativi sono anche quelli del gruppo “7 Luglio” specie sui concetti su immigrazione e sicurezza. «Sembrano ronde padane» li bacchetta Marcello Degni che con Dora Boco lancia un chiaro invito al partito ad aprirsi ai non iscritti, a pensare al ruolo di Venezia uscendo dalla vecchia logica della legge speciale.

Critico è Andrea Martini, presidente della Municipalità di Venezia. «Il senso dell’essere qui, oggi, tra queste quattro mura in un luogo lontano dalla città di terra e acqua, mi riesce oscuro», avverte chiedendo al partito parole chiare sui temi nodali. I veneziani chiedono: «No a nuovi scavi e canali, sì alle navi fuori dalle bocche di porto». Il neoiscritto Nicola Pellicani spiega di non intendere «rinunciare all'esperienza civica» per avvicinare anche i non tesserati ma è pronto al gruppo unico in Comune tra lista Casson e Pd. «È il momento di aprire le finestre altrimenti Brugnaro non lo prendiamo più», avverte. Il sindaco fucsia è riuscito ad intercettare una parte di elettorato del centrosinistra e per questo serve un partito alternativo con «un progetto tutto nuovo, una nuova classe dirigente, un vero gioco di squadra con la città». Dal territorio l'appello di Barbieri dei circoli del Miranese per garantire la partecipazione degli iscritti alla vita del partito, passando anche per le unioni dei circoli dei territori come si è sperimentato positivamente nel Miranese.

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