Grande delusione in piazza per la sconfitta

La sfida Italia-Germania vissuta davanti ai maxischermi in città: dopo nove rigori arriva l’eliminazione dagli Europei

Hanno seguito la fatica degli undici di Antonio Conte come un sol uomo, trattenendo il fiato ad ogni rigore, stringendo i denti per ogni palla recuperata dagli avversari e sbiancando ad ogni conclusione tedesca; chi in piazza Ferretto, davanti al maxischermo allestito nel pieno centro di Mestre, chi a Forte Marghera, sul palco della cooperativa sociale Controvento, che in caso di vittoria azzurra aveva promesso 5 fusti di birra per dissetare tutti i presenti a proprie spese, la maggior parte, ancora, con gli occhi puntati sul televisore di casa o del bar preferito, e alla fine, dopo oltre due ore vissute con il cuore in gola, in pochi hanno deciso di scendere in strada, preferendo piuttosto mandare giù l'amaro boccone in solitudine. I quarti di finale del campionato europeo ieri sera hanno visto ripetersi un duello lungo decenni, quello tra l'Italia e la Germania del calcio, particolarmente sentito da entrambe le nazioni confinanti; non stupisce, quindi, che sabato sera nonostante la minaccia del maltempo in moltissimi abbiano deciso di seguire il match in mezzo alla folla, quasi partecipando ad una sorta di cerimonia collettiva. Purtroppo, però, nemmeno gli scongiuri delle migliaia di spettatori mestrini hanno potuto nulla contro l’epilogo ai rigori, con la Germania un pizzico più brava dal dischetto. L’alternanza delle emozioni nell’epilogo della sfida è stata pazzesca. L’ultimo rigore calciato e sbagliato da Darmian è stato l’anticipo della delusione massima. La piazza si è svuotata rapidamente, mentre chi aveva preferito seguire il match all'interno di un locale ripiegava verso il bancone per consolarsi con un ultimo giro. Via Forte Marghera, la rotonda di piazza Barche e corso del Popolo hanno salutato il cambio di data, a mezzanotte, immerse in un silenzio sconfortato, quando i residenti della zona si erano già preparati ad una tarda serata lacerata da trombe, clacson e cori da stadio. La sconfitta ammette solo occhi bassi e parole di circostanza, niente “caroselli” in centro città.

Giacomo Costa

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