Gpl, un altro esposto alla Procura

Chioggia. Il comitato chiede di non concedere la proroga ai lavori per il deposito

CHIOGGIA. Un nuovo esposto del comitato No Gpl per chiedere di sospendere i lavori e di non concedere automaticamente la proroga per il cantiere che dovrebbe chiudere il 26 maggio, due anni dopo il decreto autorizzativo.

L’istanza è stata inviata alla Procura di Venezia (dove è già aperto un maxi fascicolo), al comando dei carabinieri del Noe (Nucleo per la tutela dell’ambiente) e a tutti gli enti coinvolti nell’iter autorizzativo, minacciando anche cause per chi rimarrà inerte. Il comitato ha inoltrato un nuovo esposto, che si aggiunge a altri cinque inviati nei mesi scorsi, alla luce di alcuni elementi che sono emersi solo di recente. «A seguito di incontri e accertamenti delle ultime settimane», spiega il presidente del comitato, Roberto Rossi, «sono emerse altre questioni che meritano di essere approfondite. Due in particolare: la Costa Bioenergie ha chiesto, con una nota datata 20 febbraio 2017, la sospensione dell’istruttoria sul rapporto di sicurezza definitivo dello stabilimento ai sensi della direttiva Seveso e il direttore interregionale Ctr (Comitato tecnico regionale) ha accordato il consenso alla sospensione fino all’acquisizione del rapporto di sicurezza definitivo, senza limiti di tempo. Alcuni degli elementi del piano di sicurezza corrispondono alle prescrizioni che la Città metropolitana aveva posto per non assoggettare il progetto alla Valutazione di impatto ambientale (Via). Come si può procedere senza questi elementi?». All’esposto sono allegati numerosi documenti con i frutti degli ultimi studi del comitato.

«Dopo l’arrivo dei serbatoi», spiega Rossi, «i lavori ora stanno proseguendo con la realizzazione di opere in cemento armato, scavi e movimenti a terra, andando a aggravare lo scempio ambientale in corso nelle vicinanze del centro storico, scempio che se non viene immediatamente fermato potrebbe ben presto diventare irreversibile. Per questo chiediamo di fermare il cantiere e al Ministero dello sviluppo economico di non concedere la proroga dei lavori in attesa dell’attivazione urgente della Via durante la quale vengano analizzati tutti gli aspetti di sicurezza, ambientali, paesaggistici, sociali e economici. Risulta evidente che il perdurare della situazione esporrebbe anche le amministrazioni coinvolte a eventuali corresponsabilità in merito al disastro ambientale in corso sotto gli occhi di tutti».

Elisabetta Boscolo Anzoletti

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