Gpl, sentenza da fare in tempi brevi
Il Consiglio di Stato ha ordinato al Tar di decidere con urgenza nel merito del ricorso sulle autorizzazioni all’impianto
CHIOGGIA. Il cantiere gpl tornerà a breve al vaglio del Tar. Così ha deciso il Consiglio di Stato che si è espresso sul ricorso proposto dal Comune per ribaltare la decisione del Tribunale amministrativo che a luglio ha concesso alla Costa Bioenergie di riprendere i lavori e ha deciso di entrare nel merito della questione a ottobre 2018, quando il cantiere sarà verosimilmente finito. La sentenza del Consiglio di Stato, pubblicata ieri, impone al Tar di discuterne con urgenza, senza dire null’altro sulla validità o meno dell’ordinanza comunale di maggio che imponeva alla ditta il ripristino dello stato dei luoghi entro 120 giorni per l’assenza dell’autorizzazione paesaggistica.
Un pronunciamento che soddisfa a metà la giunta grillina che sperava in una sentenza che non si limitasse alla tempistica. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del Comune, cui si è unito con la formula ad opponendum il comitato No Gpl, chiedendo al Tar di definire quanto prima la controversia per “la gravità del danno derivante dall’esecuzione dei provvedimenti impugnati in primo grado, nonché per la necessità di addivenire a una rapida definizione del merito della controversia in ragione della natura delle opere oggetto di contestazione (impianto di stoccaggio di carburante di capacità superiore a 10. 000 metri cubi) e dell’avanzato stato di ultimazione dei lavori, residuando solo pochi mesi al loro completamento”.
«Siamo parzialmente soddisfatti», commenta il vicesindaco Marco Veronese, «non hanno rigettato la nostra richiesta, ma speravamo che il Consiglio entrasse nel merito della questione. Si è invece limitato a imporre al Tar un’accelerazione dei tempi per la discussione. Ottobre 2018 era sinceramente illogico. Ora torneremo al Tribunale amministrativo regionale dove dovremo difendere in ogni modo il nostro provvedimento di ripristino dello stato dei luoghi».
Nel ricorso la società aveva chiamato in causa il Comune, per aver firmato l’ordinanza di ripristino, e la Soprintendenza ai beni culturali (difesa dall’Avvocatura dello Stato) per aver sollecitato quell’ordinanza ribadendo, come aveva già detto il Ministero dei beni culturali, che nell’iter mancava l’autorizzazione paesaggistica.
Nella prima udienza il Tar si era limitato a concedere la sospensiva alla ditta, che ha potuto riprendere i lavori, decidendo di entrare nel merito del provvedimento a ottobre 2018. «È importante che il Consiglio abbia accolto la nostra richiesta di anticipare la discussione», spiega Roberto Rossi, presidente dei No Gpl, «siamo certi che si tornerà in aula prima della fine dell’anno. Sarà un momento fondamentale per chiarire, dal punto di vista amministrativo, una lacuna secondo noi chiara nell’iter autorizzativo. Nel contempo siamo fiduciosi nel lavoro che sta portando avanti la Procura di Venezia che ha portato giovedì scorso al sequestro cautelare dell’accesso al deposito. Segno che il pool di magistrati sta esaminando tutte le anomalie che abbiamo segnalato a suon di esposti. Le 48 ore di tempo per il gip per convalidare il sequestro sono passate e l’ingresso è ancora sigillato…».
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